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TALENTO ED ESPRESSIONE, la fotografia di Ryan McGinley

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Il suo stile contrifuga natura ed essere umano con risultati che profumano di etereo, selvaggio e soprannaturale. Ryan McGinley è uno dei talenti cristallini della fotografia contemporanea. Oltre a realizzare diverse campagne pubblicitarie, il fotograto americano classe 1977 ha collaborato con musicisti del calibro di Sigur Ròs, Bat For Lashes e Christhoper Owens.
Nel 2007 è stato nominato giovane fotografo dell’anno dall’International Center of Photography, e nel frattempo l’hanno definito “il fotografo più importante d’America“.  È stato anche photo editor di VICE, dando a molti fotografi meritevoli la possibilità di pubblicare per la prima volta i loro lavori.

Ryan McGinley ha bruciato tutte le tappe senza mai bruciare sé stesso, a differenza dei suoi amici come Dash Snow. Quando arriva a New York dal New Jersey per studiare design, fotografa qualsiasi cosa, dai finestrini degli aerei al piatto in cui mangia, e naturalmente fotografa tutti i suoi amici. Con Dash Snow scattano dieci scatole di Polaroid al giorno. Le pareti della sua casa del Village sono tappezzate di Polaroid. Quando anni dopo le raccoglie e le archivia, ne escono fuori trecento volumi.
A soli vent’anni l’artista capisce che l’aspetto privato della fotografia è importante, così come lo è la ricerca personale, ma per costruire progetti interessanti ha bisogno di denaro e reputazione. Insomma, contatti e mercato. A 24 anni è così tra i più giovani artisti ad esporre al Whitney Museum, ed i suoi soggetti, writers, skaters, gay di Downtown Manhattan, riescono ad esprimere al meglio la cultura contemporanea, conoscendo bene i meccanismi della comunicazione per immagini.

Tutti i fotografi cambiano ed evolvono, ma non con la stessa velocità di Ryan McGinley. In pochi anni passa dalla documentazione dell’underground newyorchese alla composizione di scatti più complessi, set costruiti, modelli e modelle immerse nella natura. Il punto è che non ha mai voluto perdere tempo. Intorno al 2005, dopo la personale al Whitney Museum, chiama i suoi amici in una grande fattoria del Vermont, allestisce un trampolino in mezzo ad un prato, e per una settimana crea scene di uomini e donne immersi nella natura, è tutto spontaneo e tutto costruito. Con Ryan McGinley, e con la generazione dei fotografi degli anni ’90, la fotografia americana esce dalla pura documentazione, per cercare la rappresentazione della vita. Il mondo di Ryan McGinley è verosimile, non esiste, è una ricerca portata all’estremo nella fashion photography degli ultimi dieci anni.

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