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CORPO ED EMOZIONI nelle immagini di Mustafa Sabbagh

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Un sapiente uso della ritrattistica e dei paesaggi, attraverso cui mette in scena con una visione creativa le relazioni amorose. E’ Mustafa Sabbagh artista giordano con un lungo e prestigioso passato come fotografo di moda. Sono numerose le allusioni dell’artista alla propria vita, anche se non si tratta di un lavoro unicamente autobiografico, nelle sue immagini, non racconta infatti la storia di un individuo, ma l’esperienze di coppia, l’incontro, l’unione, la conoscenza dell’altro, la vita in comune, la separazione, l’assenza, l’abbandono. Le sue opere vengono presentate talvolta di grande formato, altre di medio formato ovale, si tratta di ritratti, in cui compaiono costumi di ogni epoca, bustini seicenteschi, pezzi di scarpe, guanti di lattice, gorgiere ed accessori di tutti i generi. Non semplici fotografie di moda ma una vera e propria esaltazione del corpo e della pelle.

L’artista si è formato a Londra come assistente di Richard Avedon, nel 2007 ha collaborato con la prestigiosa Central Saint Martins College of Art and Design, ed ha partecipato a numerose mostre all’interno di spazi pubblici e gallerie internazionali.
Il bustino o il reggiseno, che dovrebbero enfatizzare la femminilità del corpo, in Sabbagh celano il volto, diventando “burka della contemporaneità”. Burka moderni è infatti il titolo di una nuova serie fotografica realizzata per la mostra “Burka moderni. Un dialogo inventato con Matisse” del febbraio scorso. Un’occasione per confrontarsi con il grande maestro, mentre Matisse creava sinuose figure femminili esaltandone colori e sensualità, Mustafa, dopo anni di lavoro nel patinato mondo della moda, decide di coprire uomini e donne con maschere nere come la pece.

L’artista ha dichiarato in merito:“Quando uso la maschere -afferma l’artista- non è altro che come protezione, quasi un espediente per riempire il retaggio cristiano della vergogna: e la maschera è come una dichiarazione, un ennesimo atto anti-moda, dall’immediato effetto gender-bender e liberatorio. Bello, intelligente, ricco, accettato: nella società di oggi si impone la maschera ad ogni individuo, non gli si dà la libertà di essere se stesso fino in fondo. È una maschera falsificante, subdola, vigliacca. Il ruolo che conferisco alle mie maschere, invece, e l’uso che ne faccio, è assolutamente principale: è un atto di rifiuto per le maschere imposte, invisibili e mistificanti. Scelgo di immortalare delle opere d’arte per farci sentire più liberi. Scelgo di ritrarre maschere, per farci sentire ancora più individui”.

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