Vizi, debolezze e patologie sociologiche del nostro tempo, mostrati attraverso tele che stratificate visceralmente, esaminano Il senso di colpa, la celebrazione dell’immagine e della vacuità esistenziale di una società intrisa di mass media e logorata sempre più dal consumismo. L’artista inglese Mitch Griffiths, emulando egregiamente lo stile dei più antichi maestri rinascimentali, ha cercato di immortalare le nuove pandemie dell’animo umano, in una collezione straniante e carica di una gran dose di sarcasmo.
Una dissezione degli ultimi vent’anni del nostro secolo, raccontati attraverso un realismo risoluto ed una tecnica ispirata ai canoni della pittura figurativa del ’600, adattando un mezzo antico ad un’analisi contemporanea del mondo. Le composizione, la luce, le pose, influenzate dai suoi studi classici, vengono mescolate con immagini potenti e critiche che raccontano la fragilità, le futilità e la vanità della nostra società.L‘uomo occidentale che è riuscito nel tempo a sconfiggere fame, freddo e malattie, ha deciso ai giorni nostri, di flagellarsi con altri mezzi, fisicamente non letali, ma psicologicamente corrosivi e devastanti, di cui il consumismo ne è esempio principale.
La disperata ricerca di notorietà, l’abuso di alcol e droghe, lo shopping compulsivo, la perfezione estetica ed un grande bisogno di sicurezza, vengono così rappresentati su tele ricche di dettagli, quasi poetiche nella loro originalità stilistica. Opere di estrema bellezza estetica, in grado di indurre lo spettatore ad interrogarsi sulla realtà quotidiana, il mondo che lo circonda, la società di cui fa parte, immagini forti che attraggono e stupiscono, grazie anche ai soggetti rappresentati, spesso in grado di riportare alla mente protagonisti della storia e della religione, il tutto attraverso un uso magistrale di una tecnica pittorica iperrealista precisa e dettagliata.
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