eventi
Agosto, 2022
Eventi in corso
Event Details
La mostra internazionale, inaugurata sabato 2 aprile, presso il Castello Brancaleoni del Comune di Piobbico, alla presenza del Sindaco di Piobbico Alessandro Urbini e al Sindaco del
Event Details
La mostra internazionale,
inaugurata sabato 2 aprile, presso il
Castello Brancaleoni del Comune di Piobbico, alla presenza del Sindaco di
Piobbico Alessandro Urbini e al Sindaco
del Comune di San Leo Leonardo Bindi in
rappresentanza del capoluogo storico del Montefeltro. All’evento hanno
partecipato anche il Consigliere Regionale delle Marche Giacomo Rossi e il Presidente dell’UNPLI provinciale Damiano Bartocetti. Questa importante esposizione
scultorea, delle opere dell’artista Andrea
da Montefeltro, avrà l’importante direzione artistica dell’esperta
internazionale d’arte Annalisa Di Maria.
L’evento organizzato in collaborazione con il Comune di Piobbico, Pro loco con la Compartecipazione del Consiglio
Regionale delle Marche e il patrocinio dell’Agenzia Nazionale del Turismo e molte altre istituzioni rappresenta l’inizio di un importante percorso
storico culturale del territorio. Dopo il successo delle precedenti
esposizioni, la mostra dal titolo ARCANA
Il Leone del Nuovo Orizzonte arriva nel borgo con una collezione che è
stata allestita all’interno del piano nobile del castello. Andrea da
Montefeltro è uno degli artisti più importanti proveniente dalla Regione Marche,
che con questo evento porta un significativo progetto di valorizzazione del
territorio attraverso l’arte contemporanea. La mostra è aperta al pubblico tutti
i giorni con gli orari del castello fino al 7 gennaio aggiungendosi alle cinque
sezioni museali interne alla struttura. Nella mostra è presente l’opera
celebrativa destinata alla sede del Consiglio Regionale, dedicata al 600° Anniversario della nascita di Federico
da Montefeltro che ricorre quest’anno. Andrea da Montefeltro scultore Premio della Pace nell’Arte dell’ONU
propone la sua mostra con l’intento di promuovere la Pace dei popoli attraverso
la cultura e la condivisione, per questo motivo facenti parte del progetto
troviamo il Centro per l’UNESCO di
Firenze, di cui l’artista è membro. Una mostra che vuole essere fuori dal
tempo rappresentando una garanzia dell’eccellenza italiana nel mondo, e che
questa debba essere sempre espressa all’interno dei siti storico- culturali più
importanti della nostra penisola. E dalle parole della direttrice artistica
Annalisa Di Maria: “Andrea da
Montefeltro è uno scultore che attraversa il tempo. Il suo pensiero maestro
della piramide visiva osserva il linguaggio della geometria e restituisce la
natura all’uomo. Attraverso i simboli, Andrea trasmette la conoscenza
metafisica, eredità dell’antichità greca, combinando forme come un geometra e
un matematico. Le sue opere elaborate di grande finezza riflettono il suo
spirito umanista”.
ARCANA – Il Leone del Nuovo Orizzonte
Mostra Personale Scultorea di
Andrea da Montefeltro
Art Director Annalisa Di Maria
Luogo:
Castello dei Brancaleoni (PU)
Organizzatori-Compartecipazioni-Patrocini
e Collaboratori:
Comune di Piobbico
Pro Loco di Piobbico
Consiglio Regionale delle Marche
Comune di San Leo
Centro per l’UNESCO di Firenze
Provincia di Pesaro e Urbino
Provincia di Arezzo
Università degli Studi di Urbino Carlo
BO
UNPLI Pesaro e Urbino
Federico da Montefeltro Anniversary
Visit Sestino
Studio Immaginiamo
EBA sas
Italia Incoming
F.I.T.A.C
Comunità Montana Catria e Nerone
Alte Marche
E.N.I.T. Agenzia nazionale del turismo
Città: Piobbico
Provincia: Pesaro e Urbino
Data inizio: 2 aprile 2022
Data fine: 7 gennaio 2023
Aperto tutti i giorni con gli orari del castello info:
Contatti Castello:
tel. 0722 986225
Email:
servizioturismo@comune.piobbico.pu.it
Costo del biglietto: mostra libera con ingresso al castello
E-Mail info
info@andreadamontefeltro.it
Sito ufficiale www.andreadamontefeltro.it
more
Time
Aprile 2 (Saturday) - Gennaio 7 (Saturday)
Location
Login required to see the information Login
Event Details
Sarà presentata sabato 2 aprile, alle ore 17:30 presso il Castello Brancaleoni del Comune di Piobbico la grande mostra scultorea dell’artista Andrea da Montefeltro, direzione artistica dell’esperta internazionale
Event Details
Sarà presentata
sabato 2 aprile, alle ore 17:30
presso il Castello Brancaleoni del
Comune di Piobbico la grande mostra
scultorea dell’artista Andrea da
Montefeltro, direzione artistica dell’esperta internazionale d’arte Annalisa Di Maria. L’evento inaugurale,
organizzato in collaborazione con il Comune di Piobbico, Pro loco con la Compartecipazione del Consiglio
Regionale delle Marche rappresenta l’inizio di un importante percorso
storico culturale del territorio.
Dopo il successo
delle precedenti esposizioni, la mostra dal titolo ARCANA Il Leone del Nuovo Orizzonte arriva nel borgo con una
collezione che sarà allestita all’interno del piano nobile del castello. Andrea,
è uno degli artisti più importanti proveniente dalla Regione Marche, che con
questo evento porta un significativo progetto di valorizzazione del territorio
attraverso l’arte contemporanea.
La mostra è aperta al
pubblico tutti i giorni con gli orari del castello aggiungendosi alle cinque
sezioni museali interne alla struttura.
La mostra sarà
dedicata al 600° Anniversario di
Federico da Montefeltro, in occasione
dell’evento inaugurale sarà presentata al pubblico la scultura
celebrativa che rimarrà nella sede del consiglio regionale.
Andrea da Montefeltro
scultore Premio della Pace nell’Arte
dell’ONU propone la sua mostra con l’intento di promuovere la Pace dei
popoli attraverso la cultura e la condivisione, per questo motivo facenti parte
del progetto troviamo il Centro per l’UNESCO di Firenze. La mostra vuole dunque
essere garante dell’eccellenza italiana, e che questa debba essere sempre
espressa all’interno dei siti storico- culturali più importanti della nostra
penisola. L’evento vedrà il patrocinio di molte istituzioni.
ARCANA – Il Leone del Nuovo Orizzonte
Mostra Personale Scultorea di
Andrea da Montefeltro
Art Director Annalisa Di Maria
Luogo:
Castello dei Brancaleoni (PU)
Organizzatori-Compartecipazioni-Patrocini
e Collaboratori:
Comune di Piobbico
Pro Loco di Piobbico
Consiglio Regionale delle Marche
Comune di San Leo
Centro per l’UNESCO di Firenze
Provincia di Pesaro e Urbino
Provincia di Arezzo
Università degli Studi di Urbino Carlo
BO
UNPLI Pesaro e Urbino
Federico da Montefeltro Anniversary
Visit Sestino
Studio Immaginiamo
EBA sas
Italia Incoming
F.I.T.A.C
Comunità Montana Catria e Nerone
Alte Marche
Città: Piobbico
Provincia: Pesaro e Urbino
Data inizio: 2 aprile 2022
Data fine: 7 gennaio 2023
Aperto tutti i giorni con gli orari del castello info:
Contatti Castello:
tel. 0722 986225
Email: servizioturismo@comune.piobbico.pu.it
Costo del biglietto: mostra libera con ingresso al castello
E-Mail info
info@andreadamontefeltro.it
Sito ufficiale www.andreadamontefeltro.it
more
Time
Aprile 2 (Saturday) 17:30 - Gennaio 7 (Saturday) 19:00
Location
Login required to see the information Login
Event Details
Con l’esposizione “Arte e Impresa – Dino Zoli, 50 anni di creatività”, in programma dal 2 aprile al 2 ottobre 2022 presso la Fondazione Dino Zoli di Forlì,
Event Details
Con l’esposizione
“Arte e Impresa – Dino Zoli, 50 anni di creatività”, in programma dal
2 aprile al 2 ottobre 2022 presso la Fondazione Dino Zoli di Forlì, si
aprono ufficialmente le celebrazioni del 50° Anniversario dell’attività
imprenditoriale di Dino Zoli, fondatore di un Gruppo solido, conosciuto e
apprezzato a livello internazionale.
Per tutto il
2022, Dino Zoli Group proporrà un ricco cartellone di esposizioni
d’arte, incontri ed iniziative tese a raccontare la storia delle undici aziende
che lo compongono, a partire dalla capostipite Dino Zoli Textile. Una cultura
d’impresa che da sempre pone al centro ricerca e innovazione, ma anche arte e
cultura, promozione dei giovani e del territorio, attenzione all’ambiente e al
sociale.
L’esposizione “Arte
e Impresa – Dino Zoli, 50 anni di creatività”, che sarà inaugurata sabato
2 aprile alle ore 18.00, propone un excursus attraverso le opere
della collezione permanente e i principali progetti d’arte promossi dalla Fondazione
Dino Zoli in partnership con Dino Zoli Textile e DZ
Engineering. Dal 2017, la Fondazione Dino Zoli ha infatti proposto
prevalentemente percorsi di ricerca legati al tessuto e alla luce, in
linea con le più importanti aree di business del Gruppo.
«Un percorso di
Arte e Impresa – scrive Nadia Stefanel, direttrice della Fondazione Dino
Zoli e curatrice della mostra – iniziato tanto tempo fa, esattamente cinquant’anni
fa. Nel 1972, infatti, iniziava l’avventura imprenditoriale di Dino Zoli. Una
giusta dose di coraggio, l’ottimismo e l’intraprendenza lo portarono
giovanissimo nel mondo degli affari e nell’arco del tempo a costituire un
Gruppo che comprende varie aziende. Ma soprattutto la sua curiosità, la sua
passione, la sua apertura alle novità, al mondo esterno, alle nuove generazioni
si tradussero in un cammino caratterizzato da tappe fondamentali anche per
l’arte. Perché quella passione istintuale, Dino Zoli, l’aveva sempre avuta, era
qualcosa di innato che lo faceva e lo fa vibrare di emozioni davanti alle opere
di artisti famosi e non».
«L’arte –
dichiara Dino Zoli – influisce sul benessere di tutti coloro che hanno
la possibilità o la fortuna di poterla vivere. Soprattutto, credo, in un luogo
di lavoro. Occuparsi di creatività e arte facendo impresa è una filosofia che contraddistingue il nostro
Gruppo, nel quale lavorano con noi persone da decine di anni. La nostra
collezione si è arricchita nel tempo. Ho sempre acquistato per il piacere di
ciò che vedevano i miei occhi, perché la bellezza dell’arte crea emozione,
anche per chi non ne conosce in modo profondo la storia. Pochi anni fa ho acquisito,
ad esempio, un’opera di Renata Boero, che ho fatto sistemare nel mio studio. Protagonista
è il colore, o meglio la tinta, che l’artista ottiene con la ricerca delle
materie prime (erbe, radici, terra) e la loro successiva manipolazione e
cottura. Mi piace moltissimo proprio perché mi ricorda la terra, che amo molto».
«Gli anniversari –
dichiarano Monica e Marco Zoli, soci Dino Zoli Group – sono momenti costruttivi
di gioia e di riflessione, in particolare questo a cifra tonda. Prendersi un
tempo di festa e di condivisione per ricordare i passaggi di vita,
imprenditoriale, famigliare e relazionale, ha un valore individuale ma anche
sociale. Con la creatività e il linguaggio diretto dell’Arte approfondiamo e
raccontiamo il percorso di nostro padre che con i suoi pensieri, passioni e
valori ci ha coinvolti e ha forgiato la filosofia di un Gruppo fatto di aziende
ma principalmente di persone».
Il percorso
espositivo si articola in diverse sezioni. La prima parte è dedicata agli autori
storicizzati che compongono la collezione d’arte di Dino Zoli Group: Achille
Perilli con “Viaggio in Italia” del 1955, Emilio Scanavino con “Tramatura
sull’Azzurro” del 1970, Agostino Bonalumi con “Verde” del 1983, Enrico
Baj con “Donna e Generale” degli anni ‘80, Mario Schifano con il
trittico teatrale del 1993, Mimmo Paladino con la scultura del “Dormiente”,
Luigi Ontani con “GallAllegoria” degli anni ’90, Piero Dorazio
con “CloKwise” del 1999. E poi le opere di Mattia Moreni, Marco Neri,
Alessandro Algardi, Bruno Cassinari, Luigi Veronesi, Ugo Nespolo, Marco Lodola,
Salvatore Fiume, Alberto Magnelli e molti altri.
La seconda parte è
focalizzata sul rapporto tra arte e tessuto con approfondimenti dedicati
alle residenze d’artista di Elena Hamerski e Loredana Galante (frutto
della collaborazione tra Dino Zoli Textile, Fondazione Dino Zoli e Associazione
Culturale Arteam), alla mostra “È QUI. Un percorso fra luoghi, persone e arte”
(in collaborazione con Accademia di
Belle Arti di Bologna e diverse cooperative sociali), all’installazione site-specific
“Made in Italy© – Lost Home” (2017) di Mustafa Sabbagh e al rapporto con
l’Accademia di Belle Arti di Bologna (Corso di Decorazione, professoressa Vanna
Romualdi), di cui sono stati accolti numerosi studenti in stage.
A fare da trait
d’union tra le due parti è il progetto benefico “Prego, si accomodi”,
promosso dalla fiera Contemporanea di Forlì nel 2004 e sostenuto da Dino Zoli.
Una serie di 50 poltrone decorate, dipinte e interpretate da altrettanti artisti
contemporanei, come Giosetta Fioroni, Renato Mambor, Pino Pinelli,
Gianfranco Notargiacomo, Elio Marchegiani e Nicola Samorì.
A seguire, un focus
sulle nuove acquisizioni, da Thomas Scalco e Silvia Margaria
(premi acquisto ad Arteam Cup) a Lucia Bubilda Nanni, proposta nel
programma “Who’s Next”, teso a sostenere la giovane arte, insieme a Silvia
Bigi.
Infine, una
sezione dedicata alla fotografia contemporanea, con “Hebe vs. Hebe” di Mustafa
Sabbagh ed alcuni lavori di Silvia Camporesi, unitamente alle opere
di Alessandra Baldoni, Luca Gilli, Cosmo Laera, Luca Marianaccio, Lucrezia
Roda e Pio Tarantini, prodotte da DZ Engineering e presentate in Italia e a
Singapore, in occasione del Gran Premio di Formula 1. Sempre alla DZ Engineering
sono legati i racconti della Motor Valley di Mindy Tan e Wilfred Lim
e gli scatti di Roberto Conte, fotografo ufficiale delle installazioni
di Edoardo Tresoldi, invitato a realizzare un progetto site-specific
per Singapore e una mostra documentaria per Forlì nel 2018-19.
Il percorso di
mostra si chiude con una sezione di documentazione che, attraverso diversi
pannelli, racconta la storia di Dino Zoli.
«Sono nato –
racconta Dino Zoli – in un periodo e in una famiglia con poche
possibilità sulle colline di Forlì, durante la Guerra, conoscendo la povertà
come tanti in quel tempo. Quarto di sette fratelli, iniziai presto a lavorare
come commesso nella storica corderia Savorani e Tumidei a Forlì, dove rimasi
fino alla fine degli anni ‘60; alla morte di mio padre cominciai a pensare di
mettermi in proprio per sostenere la famiglia. Nel frattempo mi ero sposato con
Umberta ed erano nati i miei figli, Monica e Marco. Nel 1972, esattamente 50
anni fa, incontrai il mio primo socio, Romano Rabà, che aveva un deposito di
tessuti per mobili imbottiti e decidemmo di aprire una società insieme,
organizzata per servire i produttori di divani e salotti del fiorente distretto
forlivese. Dopo 7 anni le nostre strade si divisero, divenni l’unico titolare e
assunsi la mia prima dipendente, Orietta Amadori, che nel tempo è diventata
collaboratrice fondamentale e pilastro delle mie attività fino al momento della
sua pensione e la sua impronta indirizza tuttora l’organizzazione del Gruppo.
Il rapporto di assoluta fiducia con Orietta è stato uno degli elementi
fondamentali che mi hanno permesso di pensare e prendere altre iniziative e
crescere, come il fatto ad esempio che mia moglie Umberta si occupasse
totalmente della famiglia lasciando a me grande libertà per dedicarmi al lavoro.
L’azienda si trasformò poi in Srl divenendo l’attuale Dino Zoli Textile. Fin da
subito investii i guadagni realizzati anche in attività immobiliari, mercato
particolarmente vivace in quegli anni. La curiosità e la libertà di movimento
mi hanno dato sempre la possibilità di trasformare in azioni le mie idee. Per
motivi caratteriali e strategici ho sempre cercato opportunità anche
all’estero. Alcuni momenti e incontri sono stati più incisivi di altri, come ad
esempio il mio primo viaggio ad Hong Kong con la prospettiva di raggiungere poi
la Cina; a quel tempo era molto difficile ottenere il permesso di entrata
direttamente nel Paese. Nel tempo sono stati fatti grandi passi avanti e da
allora lavoriamo in quell’area di mondo in più ambiti, con relazioni commerciali
ormai trentennali. Nel 1990 feci il mio primo viaggio in Brasile, verso
l’interno dell’Amazzonia, per progetti legati alla lavorazione del legno. Altro
incontro strategico fu con Elizabete Ambiel Serpa, per me Bete, che iniziò
prima a lavorare come impiegata nell’amministrazione dell’immobiliare che aprii
in Brasile e dopo nella Dino Zoli Tessuti Brasil, partecipata dell’azienda
italiana, che commercializza in Brasile e nel mercato sudamericano i tessuti
per l’arredamento sviluppati in Italia. Il suo carattere intraprendente e la
sua serietà ci hanno fatto entrare subito in sintonia ed ora dirige con
successo l’azienda in San Paolo. Fra il 1993 e il 1995, con mia grande gioia, i
miei figli, Monica e Marco, entrarono in azienda dopo la laurea, in maniera
graduale, occupandosi poi di settori specifici a seconda delle loro proprie
inclinazioni. Sono ancora oggi la mia forza per il futuro. Monica si occupa
della parte commerciale e delle relazioni interne ed esterne e Marco della
creazione, produzione e organizzazione delle attività. Con l’avvento dei miei
figli, che hanno condiviso la mia filosofia di lavoro, le attività hanno avuto
una spinta alla crescita e anche per me averli a fianco è fonte di nuove
motivazioni. Ora la Dino Zoli Textile esporta in oltre 60 paesi nel mondo,
produce e commercializza tessuti per arredamento in ampie gamme diversificate
per tipologie, pronte per essere consegnate velocemente, uno degli aspetti del
servizio che rappresenta la nostra forza. Il nostro viaggio è continuato. Nel
2000 apriamo la Galleria Dino Zoli Arte, nel 2007 la Fondazione Dino Zoli
dedicata all’arte contemporanea, nel 2008 la Società agricola I Sabbioni, nel
2011 rileviamo un’azienda di Ravenna che si occupava di illuminazione e sistemi
integrati e nasce così la DZ Engineering, nel 2020 fondiamo la Dino Zoli Group
Holding che raccoglie le varie aziende sotto la propria ala. Lavorano per me e
con me tante persone brave, collaboratori validi, moltissime donne, che mi
aiutano a realizzare i numerosi progetti che mi vengono in mente, anche di
notte. Molto altro dovrà ancora accadere…».
In occasione del
50° Anniversario è stato realizzato un logo celebrativo che accompagnerà le
attività di Dino Zoli Group per tutto l’anno, evidenziando le parole che ne
hanno fatto la storia: innovazione, tradizione, creatività, passione.
La mostra,
realizzata con il patrocinio del Comune di Forlì e di Confindustria Romagna, è
aperta al pubblico da martedì a giovedì con orario 9.30-12.30, da venerdì a domenica
ore 9.30-12.30 e 16.30-19.30. Ingresso gratuito, gradita la prenotazione (T.
39 0543 755711, info@fondazionedinozoli.com). Accessi
regolamentati nel rispetto della normativa vigente. Per informazioni: T. 39
0543 755770, info@fondazionedinozoli.com, www.fondazionedinozoli.com.
more
Time
Aprile 2 (Saturday) 18:00 - Ottobre 2 (Sunday) 19:00
Location
Login required to see the information Login
Event Details
Il Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San Cristoforo, in sinergia con la nascente “LABiennale POESIA e oltre”, presenta dal 23 aprile al 24 settembre 2022 la mostra “Ab umbra
Event Details
Il Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San Cristoforo, in sinergia con la nascente “LABiennale POESIA e oltre”, presenta dal 23 aprile al 24 settembre 2022 la mostra “Ab umbra lumen. Galliani incontra Bibiena”, un dialogo affascinante tra un grande maestro contemporaneo, Omar Galliani, e il maestro del quadraturismo barocco, Ferdinando Galli Bibiena, artefice dell’affresco della cupola
Time
Aprile 23 (Saturday) 17:30 - Settembre 24 (Saturday) 19:00
Location
Login required to see the information Login
Event Details
Dal 21 maggio al 27 novembre 2022 si terrà a Castelfiorentino, Firenze, la mostra dello scultore Brunivo Buttarelli “In Affioramento”, a cura di Maria Vittoria Gozio, Atelier
Event Details
Dal
21 maggio al 27 novembre 2022 si terrà a Castelfiorentino, Firenze, la mostra
dello scultore Brunivo Buttarelli
“In Affioramento”, a cura di Maria Vittoria Gozio, Atelier Dall’Osso,
e organizzata in collaborazione con il Comune di Castelfiorentino.
L’artista,
che ha fatto del “recupero” la sua filosofia creativa, è stato scelto per dare
una continuità al progetto di ricerca di artisti che lavorano quasi
esclusivamente con materiali di recupero.
Attraverso
materiali trovati in natura, oggetti gettati spesso dall’uomo nell’ambiente
considerati esausti o ‘ormai morti’ e scarti industriali di metalli, Brunivo
Buttarelli realizza opere scultoree che raccontano dell’infanzia del nostro
pianeta, come frammenti ossei, affioramenti, carcasse di antichi e immaginari
animali che, attraverso i passaggi imposti dal tempo, giungono a noi.
Nel
suo percorso di scultore Brunivo Buttarelli sembra aver descritto attraverso le
sue opere il paesaggio fossile di un passato remoto di Castelfiorentino, terra
che un tempo apparteneva ai fondali marini. I fossili di quelle profondità sono
parte di questa terra come le vigne e gli ulivi.
Qui
nell’antico mare della Val d’Elsa, nell’età del Pliocene (5 milioni di anni fa)
nuotavano squali e balene. Il lavoro dell’artista si lega quindi
indissolubilmente al territorio di Castelfiorentino.
E
proprio a un grande cetaceo si ispira la scultura “In affioramento”, che troneggia in cima alla pieve dei Santi
Ippolito e Biagio. Dal grande prato davanti alla Chiesa di Santa Verdiana,
invece, affiorano l’installazione delle tre opere “Gasteropode, “Il Fossile”
e “Nuova Vita”, una grande conchiglia
in acciaio inox.
Davanti
al Museo BeGo l’installazione “Alberi a
nuova vita” racconta il tema del tempo, non interpretato solo come
concessione della sua ciclicità cronologica, ma anche descritto nella scoperta
del senso della vita che, attraverso la morte, giunge a una rinascita, dove
gemme e rami nuovi spuntano nuovamente in un luminoso acciaio inox.
All’interno
del Museo, invece, l’installazione “Memorie
archiviate’”, realizzata dall’unione di molteplici tipologie di carta
ritrovate nelle cartiere in disuso e materiali metallici, si confronta con gli
affreschi e le sinopie di Benozzo Gozzoli. Sempre al BeGo è ospitato “Tempo geologico”, un libro materico
creato da Buttarelli durante il lockdown, realizzato anche a scopo didattico.
L’opera ha una gemella, “Tempo
paleontologico”, visionabile alla Biblioteca Vallesiana assieme ad opere di
piccole dimensioni.
All’Oratorio
di San Carlo l’installazione “Nel tempo
ciclico della vita” ci narra del ciclo della vita attraverso sculture come
la crisalide contenitore di vita assieme a “Ventre-madre”,
fino allo schiudersi e volare via. Infine
“Figura alata”, un’opera installata
nella piazza del Municipio di Castelfiorentino.
Dalle
parole del Sindaco di Castelfiorentino Alessio
Falorni emerge grande soddisfazione
per questo nuovo progetto espositivo: “Siamo
felici di ospitare una nuova mostra a cura di Atelier Dall’Osso, una mostra
diffusa in cui grazie all’artista Brunivo Buttarelli l’arte, il tema del
recupero e la nascita del mondo si fondono con le nostre terre e raccontano la
Valdelsa, il suo paesaggio e la sua storia. Direi anche che quest’anno la
scelta di opere così grandi e monumentali ha il compito di riportare
l’attenzione al rispetto per l’ambiente e la sensibilità che l’uomo dovrebbe
avere per la natura, con un occhio di riguardo e di consapevolezza alla
lentezza: attraverso opere che riportano l’immaginazione indietro di tanti
anni, attraverso la contemplazione di resti e conchiglie fossili o del ciclo di
metamorfosi di una farfalla, possiamo renderci conto di quanto il nostro tempo
stressante odierno sia in realtà inutile rispetto al ciclo della vita terrena
che prosegue il suo corso nonostante le nostre ossessioni ritmiche quotidiane.
Un tema che ci conduce dall’ambiente verso la storia, ma anche dalla cultura
verso il turismo, attenti come siamo a scelte sempre più “slow”,
grazie alla valorizzazione della Via Francigena e alla tutela di un turismo di
qualità che prediliga il relax e le esperienze veraci tipiche delle nostre
terre. Una lentezza che speriamo possa riportare l’uomo a vivere nel ciclo
della natura, in pace. Come sempre l’arte ci apre la mente e ci porta a vedere
dentro alle opere il nostro sentire, il nostro vero essere, i nostri sogni.
Come sempre speriamo che disseminare la città di arte possa essere motivo di sviluppo
di pensiero per i nostri cittadini e motivo di attrazione per visitatori e
turisti”.
Biografia
Brunivo
Buttarelli nasce nel 1946 a Casalmaggiore (CR) dove vive e lavora. Si diploma
nel 1968 all’Istituto “ P. Toschi” di Parma dove, dal 1971 al 1990 è chiamato
ad occupare la cattedra di Tecniche Pittoriche Murali. In questo periodo lavora
prevalentemente come restauratore di
pitture
murali ed affreschi, più tardi anche di opere lignee e lapidee, e impegna molto
del suo tempo nello studio e scoperta dell’archeologia. Fonda il C.C.S.P. (
Centro Casalasco di Studi Paletnologici). Collabora con il Museo Tridentino di
Scienze Naturali, realizzando stratigrafie, planimetrie e disegni in molti
scavi in Italia Settentrionale. Nel 1986 inizia l’attività di pittore e
scultore scenografo al Teatro Regio di Parma, incarico che dura fino al 1991.
In questi anni matura
un
rapporto di conoscenza e famigliarità con le materie prime – il legno, la
pietra, il ferro, la carta, la resina – delle sue future sculture. Nel 1990
interrompe l’attività didattica per dedicarsi completamente alla ricerca
scultorea. L’immaginario paleontologico che origina dagli studi e dalle
ricerche sul campo, gli anni di pratica con lo spazio teatrale, la didattica e
il restauro, l’imprinting nella manipolazione dei materiali che risale agli
anni di bottega con il padre, falegname, costituiscono le garanzie artigianali
di fondo, la struttura febbrile del suo genio creativo.
Inaugurazione: sabato 21 maggio ore 17, Museo BeGo
Per informazioni
Museo Benozzo Gozzoli
Via
Agostino Testaferrata, 31 – 50051 – Castelfiorentino (FI)
Tel. 39 0571 64448
info@museobenozzogozzoli.it
Ufficio Informazioni Turistiche
Via
Cosimo Ridolfi, 1 – 50051 – Castelfiorentino (FI)
Tel. 39 0571 629049 ufficioturistico@comune.castelfiorentino.fi.it
Ufficio stampa
Spaini&Partners
T.
349 8765866
more
Time
Maggio 21 (Saturday) - Novembre 27 (Sunday)
Location
Login required to see the information Login
Event Details
IL MONDO DI POGGI L’officina del design e delle arti Una mostra dedicata a Roberto Poggi
Event Details
IL MONDO DI POGGI
L’officina del design e delle arti
Una mostra dedicata a Roberto Poggi (1924-2020), ebanista e imprenditore pavese
considerato tra i padri fondatori dell’industria dell’arredo moderno
Musei Civici di Pavia
Sala del Rivellino, Castello Visconteo
dal 2 giugno al 30 settembre 2022
Il Comune di Pavia e l’Assessorato alla cultura, musei, eventi e marketing territoriale
insieme all’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della
Provincia di Pavia, in collaborazione con fabbricapoggi, presentano, dal 2 giugno al 30
settembre 2022 presso i Musei Civici di Pavia, la mostra Il mondo di Poggi – L’officina
del design e delle arti, importante retrospettiva dedicata alla figura del pavese Roberto
Poggi (1924-2020) e al suo ruolo chiave nella storia del design italiano. Per oltre
sessant’anni, infatti, insieme ai suoi operai, Poggi ha realizzato numerosi arredi considerati
icone del design industriale e presenti nelle collezioni di prestigiosi musei internazionali.
La mostra, a cura di Roberto Dulio, Fabio Marino e Stefano Andrea Poli, docenti al
Politecnico di Milano e autori dell’omonimo volume Il mondo di Poggi – L’officina del
design e delle arti (Electa, Milano 2019), si articola in un percorso espositivo che
presenta al pubblico la poliedrica attività di Poggi e il suo ruolo determinante nel dialogo
con differenti generazioni di architetti e designer, tra cui Franco Albini, Vico
Magistretti, Marco Zanuso, Afra e Tobia Scarpa. Tutti incontrano un sapiente artigiano
che trascende gli ambiti del mero esecutore, trasfigurando l’attività tecnica dell’arte in un
momento creativo tutt’altro che subalterno al progetto.
La recente scomparsa del protagonista dell’impresa (24 dicembre 2020) conferisce a
questo evento anche il carattere di omaggio alla memoria dell’“ebanista del design” ed
alla sua instancabile e qualificata attività.
“Sono particolarmente fiera di questa esposizione – afferma Mariangela Singali Calisti,
Assessore alla Cultura del Comune di Pavia – che, oltre a valorizzare la rilevanza della
storia del design italiano, di cui la nostra città è stata un centro importante, permette di
entrare, attraverso il mondo di Roberto Poggi, nella dimensione artistico-culturale che tra
anni Cinquanta e Sessanta ha favorito il nascere e l’affermarsi di una nostra grande stagione
creativa. Anni di sperimentazione, di ribellione, di intercettazioni ed esplorazioni, in cui la
ricerca artistica esce con entusiasmo e temerarietà dai perimetri più tradizionali, pervadendo
i diversi settori della società, entrando nella vita di tutti i giorni. Ho voluto appositamente che
la mostra si arricchisse di opere della collezione personale di Roberto Poggi, per restituire il suo mondo, e testimoniare il farsi della sua creatività in un periodo formidabile della cultura
italiana tutta”.
La vicenda professionale del produttore di mobili pavese è al contempo esemplare e
atipica. Con il fratello Ezio (1928-1962) trasfonde i saperi artigianali del padre Carlo (1896-
1949), fondatore dell’omonima falegnameria pavese, in una produzione di arredi
innovativi in cui è possibile leggere sia l’eredità della tradizione manifatturiera
lombarda, sia gli stimoli dalla cultura architettonica e artistica milanese del
dopoguerra.
A partire dagli anni Cinquanta, infatti, un trentennale sodalizio con Franco Albini
testimonia la capacità di Poggi di condividere e affinare l’impostazione metodologica e la
tensione espressiva dell’architetto, esaltandole in raffinati arredi di serie, destinati a
diventare inconfondibili icone del design italiano. Insieme nel 1955 vincono il premio
Compasso d’Oro con la poltroncina Luisa, presente oggi nelle collezioni permanenti di
importanti musei, tra cui il MoMA a New York e il Museo del Design Italiano presso la
Triennale di Milano.
Rimasti orfani, i fratelli Poggi trasformano il piccolo laboratorio, avviato dal nonno nel
centro storico della città e dedicato alla produzione di pregiati arredi su commissione, in
una fabbrica moderna costruendo, agli inizi degli anni Cinquanta, un nuovo stabilimento
che rimarrà attivo fino ai primi anni Duemila. In quei capannoni vengono realizzate piccole
serie di mobili, da collaudare personalmente, una per una, per vivere il pezzo, come amava
raccontare lo stesso Poggi. Tavoli, sedie, librerie, poltrone, divani, carrelli, scrivanie,
cassettiere, letti, comodini, lampade: pezzi sempre caratterizzati da una maniacale cura
e attenzione al dettaglio. Insieme alla poltroncina PT1 Luisa e al tavolo TL2 Cavalletto,
il tavolino servomuto TN6, subito battezzato Cicognino per l’ovvia ricorrenza zoomorfa
della sua impugnatura, è sicuramente tra i pezzi di arredo più noti progettati da Franco Albini
per Ezio e Roberto Poggi.
L’attenta visione d’insieme e la prerogativa di un alto livello della produzione e di una
sofisticata comunicazione continua, da parte di Roberto, anche dopo la morte del fratello
Ezio e di Albini, avviando nuove collaborazioni. Vico Magistretti, Marco Zanuso, Ugo La
Pietra, Afra e Tobia Scarpa, un giovanissimo Renzo Piano, sono solo alcuni fra gli
architetti che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, hanno varcato il cancello rosso
dell’officina di via Campania 5.
Gli spazi dello stabilimento sono stati preservati e rivivono oggi nel progetto di
fabbricapoggi, nato per volontà di Carlo Poggi, figlio di Roberto e docente al Politecnico
di Milano che racconta: “Qualche anno fa, prima a Milano e poi a Mantova, grazie al lavoro
dei curatori e al sostegno degli Archivi Storici del Politecnico di Milano, sono state realizzate
due piccole mostre sul lavoro di mio padre, che intorno al 2010 decise di interrompere la
produzione dei mobili. Occasioni importanti per maturare la convinzione che fosse
necessario ristrutturare e salvaguardare gli spazi della fabbrica, e preservare così l’archivio
dell’ufficio tecnico, ospitare la collezione dei pezzi storici, ma anche per offrire nuovi spazi
dedicati al design, all’arte ed alla fotografia, in cui organizzare e promuovere eventi culturali,
workshop e presentazioni di nuovi prodotti”.
Anche il Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Pavia, Gian Luca Perinotto,
sottolinea “l’importanza dell’esposizione, risultato di un lungo impegno dell’Ordine, a partire
dal contributo dei miei predecessori, Aldo Lorini e Anna Brizzi, e di un apposito gruppo di
lavoro che si è interessato del coordinamento e dell’allestimento. La mostra assume un
particolare significato non solo per la ricostruzione storica di un capitolo fondamentale della
cultura moderna a Pavia, ma anche per la dimostrazione di come l’interscambio intellettuale
e professionale avvenuto in città in quegli anni abbia ancora una forza vitale ed
emozionante. In questo senso Pavia può ritrovare nuovamente un racconto esemplare e
ricco di suggestioni non solo per gli architetti ma anche per tutta la cittadinanza”.
La mostra è inoltre occasione per presentare il progetto vincitore del Concorso di Idee per
architetti under 35 – Il mondo di Poggi, iniziativa nata dalla collaborazione tra l’Ordine
Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Pavia e Cassina,
la nota azienda di design che attualmente continua la produzione di alcuni dei pezzi storici
disegnati da Franco Albini, precedentemente prodotti dalla Poggi. Il concorso, lanciato lo
scorso anno e rivolto alle giovani generazioni di designer, ha richiesto di progettare
una seduta ispirata alla filosofia progettuale di Albini, che tanto collaborò con Poggi.
Dalla fine dell’attività di Poggi, Cassina continua a portare avanti la memoria dell’opera
dell’architetto nel pieno rispetto dei progetti originali e con un importante lavoro di ricerca
e sviluppo, e riedizioni sviluppate in stretta collaborazione con la Fondazione Franco
Albini per la Collezione Cassina I Maestri.
Il volume Il mondo di Poggi – L’officina del design e delle arti (Electa, Milano 2019) –
prima monografia dedicata alla produzione di Poggi – accompagna la mostra non solo come
un catalogo, ma come un più ampio sguardo sull’attività di Roberto Poggi.
|NFO PUBBLICO
Musei Civici di Pavia / Viale XI Febbraio 35, Pavia
Orari: tutti i giorni, escluso il martedì, dalle 10:00 alle 18:00
Biglietti: € 5,00 / per ulteriori info www.museicivici.comune.pv.it
UFFICIO STAMPA
museicivici@comune.pv.it – tel. 0382399770
Nella Sala del Rivellino del Castello Visconteo sono esposti disegni, fotografie d’epoca,
prototipi e arredi realizzati, oltre a un recente documentario diretto da Valeria Parisi nel
quale lo stesso Poggi ripercorrere la sua storia. Ai materiali d’archivio si affiancano alcuni
significativi dipinti collezionati da Roberto Poggi, tra cui opere di Mauro Reggiani,
Gianni Dova, Roberto Crippa, Paolo Scheggi, che testimoniano la raffinata sensibilità
artistica che guidò uno dei padri fondatori dell’Italian Design.
more
Time
Giugno 2 (Thursday) 10:00
Location
Login required to see the information Login
Event Details
In contemporanea alla 59a Biennale di Venezia, la settima edizione di Glasstress, in programma dal 3 giugno al 27 novembre 2022, riunisce un gruppo di importanti artisti contemporanei
Event Details
In contemporanea alla 59a Biennale di Venezia, la settima edizione di Glasstress, in programma dal 3 giugno al 27 novembre 2022, riunisce un gruppo di importanti artisti contemporanei provenienti da Europa, Stati Uniti, America Latina e Africa in una mostra ambiziosa che esplora le infinite possibilità creative del vetro. Le opere saranno ospitate all’interno della Fondazione Berengo Art Space a Murano, una vecchia fornace abbandonata trasformata da qualche anno in un suggestivo spazio espositivo. La collettiva, a cura di Adriano Berengo e Koen Vanmechelen con il contributo di Ludovico Pratesi, offre un percorso che si sviluppa all’interno delle sfaccettature della migliore arte contemporanea, messa alla prova dal confronto con un’arte antica come la soffiatura del vetro di Murano e, più in generale con la sfida di generare nuova arte in vetro. Stimolati a ricercare nuovi linguaggi, gli artisti coinvolti hanno dimostrato come il vetro sia davvero capace di emanciparsi dagli stereotipi e trovare nuove modalità per esprimersi con il linguaggio della modernità.
In mostra ci sono lavori di artisti che hanno già collaborato con Berengo Studio ed esposto a Glasstress come Jimmie Durham, Tony Cragg, Monira Al Qadiri e Thomas Schütte, così come opere di chi partecipa per la prima volta come Vanessa Beecroft, María Magdalena Campos-Pons, eL Seed e Ryan Gander tra gli altri.
Glasstress–State of mind offrirà ai visitatori anche alcune occasioni per osservare i maestri vetrai di Murano all’opera nell’adiacente studio di soffiatura del vetro, un’arte millenaria che la Fondazione Berengo, promotrice dell’iniziativa, si impegna a difendere, conservare e rivitalizzare proprio attraverso le sinergie messe in campo con gli artisti contemporanei.
“Nei tempi turbolenti in cui ci troviamo, l’arte riesce sempre a trovare la sua strada. Mi rende incredibilmente orgoglioso vedere come siamo stati in grado di portare questa nuova edizione di Glasstress nel cuore di Murano per mostrare l’incredibile varietà di sculture prodotte da artisti contemporanei che lavorano con questo mezzo unico in collaborazione con i nostri maestri vetrai. Il vetro ha sempre avuto un significato speciale per Murano e, in occasione dell’Anno del Vetro delle Nazioni Unite, siamo immensamente orgogliosi di sottolineare come le illimitate capacità creative di questo grande materiale continuino a percorrere nuove strade inesplorate”, ha affermato Adriano Berengo, Presidente di Berengo Studio e di Fondazione Berengo.
“Il tema centrale di Glasstress 2022 – State of mind è la fragilità. Nella nostra epoca, non solo il processo di nascita è fragile. Nel contesto in cui viviamo, anche la vita stessa è diventata fragile”, spiega il co-curatore Koen Vanmechelen, che continua: “Le opere sono esposte nel luogo di nascita del vetro, un’antica fornace, un paesaggio che rivela quanto siano fragili questi tempi, soprattutto per la mente umana. Tutto può essere rotto, eppure questo processo di violenza non deve necessariamente significare una fine. Quando pensiamo in modo creativo, senza limitazioni, capiamo che all’interno di questo processo si può sempre trovare la speranza di riparazione, restauro e rinascita. Insieme dobbiamo sperare, dobbiamo concentrarci su una nuova generazione; ciò che uscirà dal fuoco sarà fragile e deve essere custodito. Tra le sculture esposte, troviamo una sedia su cui ci si può sedere o ci si può far male, un lampadario circondato da api che rischiano di essere gli Icaro del nostro tempo, di bruciare le loro ali e di precipitare sulla terra, non visti e dimenticati. Il lampadario rivela la preziosa identità dell’umanità. Le teste di vetro esposte ci dicono che anche i nostri leader sono fragili, mentre la mente è il nostro strumento più potente per immaginare un nuovo futuro. Dobbiamo quindi proteggerci, essere attenti e trasparenti. Solo nella trasparenza si può scoprire una nuova vita”.
GLASSTRESS è un progetto di Adriano Berengo dedicato a promuovere nuove connessioni tra l’arte contemporanea e il vetro. A partire dal debutto nel 2009 come evento collaterale della Biennale di Venezia, negli anni GLASSTRESS ha fatto appassionare al mestiere tradizionale della soffiatura del vetro di Murano decine di artisti e designer di fama internazionale, che si sono cimentati nel creare suggestive e innovative opere in vetro con il supporto dei maestri di Berengo Studio.
Le mostre GLASSTRESS sono state presentate in importanti musei e istituzioni di tutto il mondo, tra cui il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, il Boca Raton Museum of Art, Florida, il London College of Fashion e The Wallace Collection a Londra, il Museo d’Arte Riga Bourse a Riga, il Millesgården Museum di Stoccolma, il Museum of Arts and Design (MAD) di New York, il Beirut Exhibition Center (BEC) a Beirut.
GLASSTRESS 2022 – ARTISTI
NEW ARTISTS
Maria Thereza Alves (Brasile), Vanessa Beecroft (Italia), María Magdalena Campos-Pons (Cuba), Judy Chicago (Stati Uniti), Chiara Dynys (Italia), eL Seed (Francia), Endless (Gran Bretagna), Leandro Erlich (Argentina), Ryan Gander (Gran Bretagna), Alexander Evgenievich Ponomarev (Russia), Laurent Reypens (Belgio), Enrico Ruggeri (Italia), Liam Scully (Gran Bretagna), Paloma Varga Weisz (Germania), Osman Yousefzada (Gran Bretagna).
RETURNING ARTISTS
Monira Al Qadiri (Kuwait), Ayman Baalbaki (Libano), Tony Cragg (Gran Bretagna), Jimmie Durham (Stati Uniti), Jan Fabre (Belgio), Josepha Gasch-Muche (Germania), Kendell Geers (Sud Africa), Marya Kazoun (Libano/Canada), Brigitte Kowanz (Austria), Karen LaMonte (Stati Uniti), Tomáš Libertíny (Repubblica Slovacca), Massimo Lunardon (Italia), Federica Marangoni (Italia), Prune Nourry (Francia), Anne Peabody (Stati Uniti), Jaume Plensa (Spagna), Laure Prouvost (Francia), Thomas Schütte (Germania), Sean Scully (Stati Uniti), Lino Tagliapietra (Italia), Tim Tate (Stati Uniti), Koen Vanmechelen (Belgio), Erwin Wurm (Austria), Rose Wylie (Gran Bretagna).
L’esposizione è a cura di Adriano Berengo e Koen Vanmechelen, con il contributo di Ludovico Pratesi.
Dal 4 giugno al 27 novembre 2022:
Apertura: dalle 10.00 alle 17.00 (martedì-domenica). Ingresso libero.
Chiuso: lunedì
more
Time
Giugno 3 (Friday) 10:00 - Novembre 27 (Sunday) 17:00
Location
Login required to see the information Login
Event Details
Raccogliere la preziosa eredità lasciata da Gino Strada e trasmettere una cultura di diritti e di pace. È l’idea alla base della mostra collettiva “Andiamo avanti noi”,
Event Details
Raccogliere la preziosa
eredità lasciata da Gino Strada e trasmettere una cultura di diritti e di pace.
È l’idea alla base della mostra collettiva “Andiamo avanti noi”, in programma al Museo di Roma –
Palazzo Braschi, da giovedì 16 giugno a domenica 4 settembre 2022,
con le opere originali e inedite di importanti
autori di fumetti e illustrazioni che hanno messo a disposizione di EMERGENCY
la loro creatività sul tema “Grazie Gino, continuiamo noi”. Le sale del piano terra accoglieranno le trenta tavole nate dallo slancio di altrettanti grandissimi artisti,
in un’interpretazione libera sul tema, un inno alla ricchezza della diversità per proseguire, tutti insieme, un percorso di diritti e di pace. La mostra, ideata e realizzata da
EMERGENCY in partnership con lo IED –
Istituto Europeo di Design, è promossa da Roma Culture,
Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.
Servizi museali a cura di Zètema
Progetto Cultura.
Gli
artisti della mostra: Giacomo Bevilacqua e
Zerocalcare, Mauro Biani, Roberto Hikimi Blefari, Paolo Campana-Ottokin,
Cecilia Campironi, Alberto Casagrande, Stefano Disegni, Er Pinto,
Camilla Falsini, Anna Formilan-NiNi, Marta Gerardi,
Gli scarabocchi di Maicol e Mirco, Riccardo Guasco, Gud-Daniele Bonomo, Laika,
Fabio Magnasciutti, Makkox,
Manuela Marazzi, Stefano Piccoli S3KENO,
Francesco Poroli, Irene Rinaldi, Giulia Rosa, Mattia Surroz e Lorenzo Terranera.
Sarà
esposto anche il ritratto di Gino Strada realizzato da Milo Manara e
donato a EMERGENCY dall’artista.
La mostra sarà inaugurata giovedì 16 giugno alle 18
nel cortile di Palazzo Braschi con un evento cui parteciperanno molti degli
artisti protagonisti della mostra, durante il quale tre studenti di
illustrazione dello IED Roma realizzeranno un’opera sul tema “Andiamo avanti
noi” con un live painting alla presenza del pubblico.
La mostra sarà visitabile
nelle salette piano terra del Museo di Roma a Palazzo Braschi (Piazza San
Pantaleo, 10) dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 19.00, a ingresso
gratuito. Maggiori informazioni al numero 060608 (tutti i giorni ore 9.00 –
19.00) e sui siti www.museodiroma.it e www.museiincomuneroma.it
more
Time
Giugno 16 (Thursday) 0:00 - Settembre 4 (Sunday) 0:00
Location
Login required to see the information Login
Event Details
Palazzo Contarini del Bovolo, recentemente restaurato e riaperto al pubblico, è lieto di presentare la mostra personale PROFILI dell’artista pompeiano NELLO PETRUCCI, a cura di Chiara Canali
Event Details
Palazzo
Contarini del Bovolo, recentemente restaurato e riaperto al pubblico, è lieto
di presentare la mostra personale PROFILI
dell’artista pompeiano NELLO
PETRUCCI, a cura di Chiara Canali e con presentazione critica di Luca
Beatrice.
L’esposizione,
promossa da Contemply Art &
Investiment e in concomitanza della 59. Biennale Arte, è ospitata all’interno
della Sala del Tintoretto al secondo piano, con accesso da Scala Contarini del
Bovolo di Venezia, e sarà visibile dal 17 giugno al 26 agosto 2022, con preview
il 16 giugno alle ore 17.
Personalità già
riconosciuta nel panorama artistico italiano e internazionale, Nello Petrucci è
un autore e film maker italiano che lavora utilizzando diverse tecniche
espressive (dalla pittura al collage, dalla stampa fotografica halftone alla serigrafia) e intervenendo
all’interno di diversi campi mediali e linguistici (dal cinema all’arte
contemporanea, dalla street art all’arte pubblica).
Nelle opere a collage e décollage, Nello Petrucci parte da una azione di ritrovamento,
raccolta, riproduzione di frammenti di reale scomposto ed estraniato (i pezzi
di locandine e affiches cinematografiche) che sottopone all’attenzione della
coscienza dello spettatore, associati ai ritratti in primo piano di personaggi
della sfera della storia, della musica o del cinema, affinché la coscienza ne
possa liberamente disporre.
Sia per quanto
riguarda i profili recuperati dalla classicità che per i soggetti provenienti
dal cinema, Petrucci ha volutamente individuato e scelto la tecnica dell’halftone proprio per questa sua
caratteristica di essere a “bassa definizione”, opaca, discontinua, perché
fornendo poche informazioni visive all’osservatore, gli richiede un maggior
coinvolgimento, una maggior partecipazione per completare ciò che è soltanto
suggerito dalla maglia a mosaico dei puntini.
Questo
procedimento dell’halftone viene
estremizzato e diventa soggetto a tutto campo negli interventi di Street Art ideati e realizzati da Petrucci per il
contesto urbano e posizionati in forma estemporanea in diverse città italiane e
del mondo.
Considerata come immagine in
“bassa definizione”, in cui i punti del retino fotografico diventano visibili
ed esibiscono i vuoti e le lacune che li separano, l’immagine fotografica halftone si presta a essere presa come
modello per una visione alternativa della storia e della realtà: una visione
mira a scomporre il presente in frammenti e a rimontarlo in nuove
configurazioni secondo il principio operativo del “montaggio” cinematografico.
Ecco che quindi la formazione e l’attitudine del regista di Nello Petrucci
ritorna anche nella poetica dello street artist.
Come afferma Chiara Canali,
“Assieme alla tecnica dell’halftone
l’artista utilizza una sorta di montaggio scenico che gli consente di far
migrare le immagini da un supporto all’altro, da un contesto all’altro e da una
tempo storico all’altro, ma ne evidenzia anche gli slittamenti di senso, le
distorsioni e le anacronie prodotte da tali migrazioni. Questo gli consente di
intervenire in modo acuto e vibrante su alcune scottanti questioni della nostra
attualità, per risvegliare la partecipazione percettiva, cognitiva e sociale
dell’osservatore su alcuni temi come il diritto di voto, il sistema
giudiziario, la sorveglianza sanitaria, l’abusivismo, la speculazione
finanziaria, le contraddizioni della guerra”.
L’ultima opera monumentale, appositamente studiata per la
personale a Palazzo Contarini del Bovolo, si intitola Hell e nasce in dialogo
con il bozzetto di Jacopo Tintoretto, lì
conservato, relativo al grande telero del Paradiso
di Palazzo Ducale. In contrapposizione al Paradiso del Robusti, che aveva
inteso ricostruire, in una sfera celeste, la perfezione gerarchica del governo
veneziano, Petrucci rilegge una drammatica immagine di Inferno terreno,
scattata in Ucraina nel momento in cui una statua di Cristo è stata rimossa
dalla Cattedrale armena di Leopoli e portata in un bunker per essere protetta
dai bombardamenti russi. Ancora una volta, le incoerenze e antinomie della
guerra si ritrovano nel fardello appeso alle mani di Cristo, che riporta la
scritta “Leo”, allusione a una indiscriminata produzione di armi riscontrabile
anche nell’industria italiana.
“Un’avventura,
quella con Petrucci, iniziata ormai diversi anni fa, che ci ha portato
reciprocamente a crescere e migliorare costantemente. Partendo da una base di
duro lavoro e saldi valori siamo riusciti a raggiungere grandi obiettivi, primo
tra tutti The essence of lightness,
il murale permanente presso 3 World Trade Center a New York, di 15×3,5 m,
realizzato nell’ambito del progetto Masterpiece
in the sky promosso dal magnate Larry Silverstein. Questo è stato solo il
trampolino di lancio per innumerevoli altri successi, tra cui la mostra Over the Sky presso l’ambasciata
americana di Roma e Pompei e i misteri
dell’eterna bellezza, personale all’interno della Casa del Criptoportico,
Parco Archeologico di Pompei e ancora le varie installazioni site- specific
come la spettacolare scultura intitolata Trame
che è entrata a far parte della prestigiosa collezione permanente di Thetis
Spa e ancora Margine, posizionata
nello scenario di Torre Fossa lo Papa”, dichiara Giovanni Boccia, CEO Contemply
Art & Investment.
La mostra sarà
accompagnata da un catalogo di 144 pagine e 100 immagini a colori, edito da
Silvana Editoriale, con testi di Luca Beatrice, Giovanni Boccia, Chiara Canali,
Luigi Giordano.
BIOGRAFIA
Nello Petrucci
(1981-) è un artista e film-maker italiano, vive e lavora tra Pompei e New
York.
Ha studiato
cinematografia a Roma presso la N.U.C.T; laureato all’Accademia di Belle
Arti di Napoli in Scenografia. Ha lavorato con registi come: Martin Scorsese,
Ari Taub, Manetti Bros, Antonio Capuano. Le opere di Petrucci sono fortemente
influenzate dal cinema, in particolare dalle locandine cinematografiche che
vengono rivisitate dall’artista come lasciti di memoria storica in cui passato
e presente convivono.
E’il primo
artista italiano a esporre al Word Trade Center di New York con l’opera
permanente “The essence of Lightness” (2018) insieme a street artisti di
fama mondiale come Ron English, WhlsBe, Lauren YS, Layercake ecc…
Sensibile alle
tematiche ambientali e sociali cui ha dedicato lavori come: “Plastic River”
un’installazione pubblica raffigurante una balena colma di rifiuti.
Ha esposto al
Palazzo Gravina di Napoli, all’Archivio Centrale di Stato di Roma, al
Parco archeologico degli scavi di Pompei, all’Ambasciata Americana di Roma
nel complesso monumentale di San Domenico Maggiore Napoli e in diverse gallerie
in Italia e New York. Una sua opera è presente al Museo del Enslallido
social a Santiago del Cile.Ha realizzato diverse sculture open air di cui:
“Margine”, a Torre Fossa Lo Papa, Punta Campanella. Trame”, nell’ Arsenale di
Venezia, inserendosi nella prestigiosa collezione dello “Spazio Tethis” insieme
a Michelangelo Pitoletto, Jean Fabre, Beverly Pepper ecc. Ha realizzato vari
progetti cinematografici indipendenti, da cortometraggi a videoarte, ricevendo
numerosi premi. Con il suo ultimo lavoro: “L’ultimo whisky con il cappellaio
matto” (2020) ottiene la nomination al “globo d’oro” come miglior
cortometraggio.Più che alla componente estetica dell’opera Petrucci guarda al
valore etico che essa comunica, per un’arte che sia espressione di una
rivoluzione interiore e impegno sociale, utilizzando proprio la strada come
veicolo. Spesso il suo nome viene associato alla street art.Fra i lavori di
street art sparsi un po’ per il mondo ricordiamo: “Sweet home” (2020),
considerata tra le nove opere più significative al mondo nel periodo della
pandemia. “La mano de Dios”, “Red Zone”, “Maschere” “Restiamo Umani”,
“Imago” a Castellammare di Stabia, “Sad Generation” Venezia, Distant
Destination” a Barcellona. “Attese” il suo ultimo lavoro a Miami dedicato
a Chico Forti.La sua tecnica si basa sulla stampa (halftone su carta) i lavori
di Petrucci sono scenografici ed impattanti nel pieno rispetto dell’eco
sostenibilità e della tutela delle location scelte per i suoi interventi,
definito “lo streetartist gentile”.E’ il direttore artistico del Pompei
Street festival, e Stabiae Street (festival internazionali di arte urbana)
invitando a Pompei artisti della street art da tutto il mondo, da C215 a MCity,
Francisco Bosoletti, Ledania, Gianpiero, MrKas ecc. Il suo impegno nel sociale
porta una nuova sfida interessante: “Social Vision” un progetto che comprende
diversi interventi per la comunità, e con la comunità, inserendo l’arte come
unico denominatore … L’arte come forma di cambiamento ed evoluzione
sociale.“Credo fortemente nel potere dell’arte, e di ciò che può fare
attraverso la connessione di persone…”
PALAZZO CONTARINI DEL BOVOLO
La Scala
Contarini del Bovolo è una singolare scala a chiocciola (bòvolo in dialetto veneziano) che caratterizza esternamente
l’omonimo palazzo tardo gotico. Nella sua lunga esistenza il Palazzo, le cui vicende
attraversano cinque secoli di storia veneziana, ha conosciuto diversi
proprietari.
Verso la fine
del Quattrocento il Palazzo si arricchisce di una “bizzarra e leggiadra” scala
a chiocciola voluta da Pietro Contarini, rampollo appartenente alla potente
famiglia Contarini del ramo di San Paternian che nel Trecento si era potuta
fregiare dell’alto onore di aver dato un doge, Andrea Contarini, alla
Serenissima Repubblica. Ed è proprio nel XIV secolo che si collocherebbe la
costruzione originaria dell’edificio.
La scala venne
progettata dall’architetto Giovanni Candi ed è alta 26 metri. Dà accesso alle
attigue logge presenti in tutti e quattro i piani del palazzo. Dalla sua cima
si può godere di una stupenda vista panoramica sulla città.
Questo insieme
di interventi sono la testimonianza del lento diffondersi in Laguna di un più
spiccato gusto rinascimentale, “innestato” in città per il tramite di artisti e
maestranze toscane approdate a Venezia. La sequenza di logge sovrapposte
risolve l’elemento di raccordo fra la torre e l’adiacente palazzo che si
sviluppa su quattro piani – oltre al piano terreno – ed è il risultato della
fusione di due corpi edilizi: un blocco trapezoidale costruito attorno a una
corte centrale (il nucleo più antico), cui venne aggregato un corpo a pianta
rettangolare.
Info utili
NELLO PETRUCCI. PROFILI
Preview 16 Giugno 2022 ore
17.00 – 21 – Su invito
Dal 16 Giugno al 26 Agosto
2022
PALAZZO CONTARINI DEL BOVOLO
Tutti i giorni dalle ore 10.00
alle ore 18.00
Biglietto
intero: € 8,00
Biglietto
ridotto: € 6,00 (12-26 anni, over 65, Soci FAI, Touring Club Italiano e GIST)
Biglietto
gratuito (0-11 anni, guide turistiche
autorizzate, residenti, dipendenti IRE e Fondazione Venezia Servizi alla
Persona)
INFO PER LA STAMPA
Ufficio stampa dell’artista
Nello Petrucci
Marta Menegon
M: 347 5810150
INFO SCALA CONTARINI DEL BOVOLO
cultura@fondazioneveneziaservizi.it
https://www.museivenezia.it/scala-contarini-del-bovolo/
more
Time
Giugno 17 (Friday) 0:00 - Agosto 22 (Monday) 0:00
Location
Login required to see the information Login
Event Details
È per sempre di Mara Fabbro e Alberto Pasqual Opening Stampa e Autorità 18 giugno 2022 ore 12.00 Apertura al pubblico 18 giugno
Event Details
È per sempre
di Mara Fabbro e Alberto Pasqual
Opening Stampa e
Autorità 18 giugno 2022 ore 12.00
Apertura al pubblico
18 giugno 2022 ore 17.30
Il
18 giugno 2022
si inaugurerà la mostra È per sempre
di Mara Fabbro e Alberto Pasqual, con la curatela di Alessandra Santin, nel
Museo Archeologico Nazionale Massimo
Pallottino, all’interno del Castello Federiciano di Melfi (PZ). La
Direzione regionale Musei della Basilicata, diretta dall’arch. Annamaria Mauro,
ha accolto con entusiasmo questa esposizione ritenendo il connubio tra il museo
archeologico e l’arte contemporanea estremamente positivo e coinvolgente per le
comunità di patrimonio e per gli Amici del Museo.
Si
tratta della quarta edizione di È per sempre, esposizione promossa da
Theke e dalla Fondazione Giovanni Santin è corredata da un catalogo edito da Punto Marte editore.
La
mostra sarà visitabile fino al 30 ottobre 2022, nelle scuderie e nell’atrio del
Castello federiciano a Melfi, in alcune sale del Museo archeologico nazionale
“Massimo Pallottino”. Gli artisti progetteranno una serie di opere site
specific ispirate ai due preziosi sarcofagi di Atella e Rapolla, nella
consapevolezza che il titolo emblematico della mostra È per sempre, in questo contesto apra anche alle
categorie del Tempo storico, documentate
dai reperti archeologici di valore, presenti nel Museo. Alcuni capolavori, più
di altri, sono rappresentativi della “durata” cui fanno riferimento le ricerche
di Mara Fabbro e Alberto Pasqual. L’uso di materie e tecniche originali: la grafica su carte preziose; la fusione
del polimetacrilato e del ferro, i fili d’erba giganteschi di Eterotopia di
Pasqual condurranno oltre la soglia del Tempo e dello Spazio. L’uso delle luci a led e le straordinarie
composizioni di resine a mosaico, sospese nelle trasparenze dei polietileni,
renderanno la visione contemporanea delle opere antiche, in dialogo con la
ricerca odierna di Mara Fabbro, un’esperienza coinvolgente, emotivamente,
concettualmente ed esteticamente stimolante.
È
per sempre interpella la categoria del Tempo e in
particolare quella della durata, che ha valore positivo e necessario in ambito culturale,
ma che diventa negativo nel caso delle plastiche, materie poco costose,
malleabili ed esteticamente pregevoli e utilissime, che però diventano pericolose
proprio perché indeperibili, dannose nel momento in cui vengono disperse
nell’ambiente.
La
stessa immagine utilizzata per rappresentare visivamente la Mostra, l’iconica
mano che indossa l’anello “prezioso”, in plastica trasparente, suggella l’unione
Uomo/plastica/ambiente, testimoniando l’urgenza di pensare oggi ad un futuro
diverso, in cui lo stile di vita sia attento alla Cultura, al Presente e al
Futuro, e quindi anche alle problematiche ambientali.
È per sempre, riporta l’arte del presente alle potenzialità
concettuali più alte. Coinvolgendo il visitatore le opere si prestano a letture
diversificate grazie alle trasparenze e alla leggerezza delle plastiche; alla
morbidezza di carte preziose; alle resine e ai policarbonati; agli acciai
corten e al ferro fuso, che comunicano poeticamente tanto la bellezza formale,
quanto i contenuti e le esperienze che rendono l’arte, e quindi la Cultura,
motore di crescita e di benessere
La “durata” e il “per sempre” accolgono il
Tempo fluido della nostra società indirizzandolo verso un domani in cui va ripristinata
l’armonia e il ritmo di un respiro collettivo e sociale. L’uomo, infatti, non
si salva mai da solo, ma condividendo opere, percorsi e processi culturali comuni,
e fondando le proprie radici in un passato che protegge e testimonia la Storia,
crea opere che vivono nella luce dell’oggi.
Proprio per questo gli edifici storici
rappresentano il luogo ideale in cui esporre la Mostra È per sempre. Infatti,
per entrambi gli artisti, Mara Fabbro e Alberto Pasqual, il Tempo conserva e
non dimentica, lo fa nell’intero arco della sua durata, a partire dal passato
che è la fonte indispensabile cui attingere per vivere consapevolmente e per
progettare anche artisticamente un futuro vitale.
Cartella
stampa:
https://drive.google.com/drive/folders/1iN0p0vk9iWpWfjPgvobPmF4LlfvKOlae?usp=sharing
Informazioni:
Museo Archeologico Nazionale Massimo
Pallottino
Via Normanni –
Castello Federiciano, Melfi (Pz)
39 0972 238726
drm-bas.museomelfi@beniculturali.it
https://museomassimopallottino.beniculturali.it/
Orari: Lunedi 14.00 – 20.00. Martedi – Domenica 9.00 – 20.00
Biglietti: la mostra è compresa nel costo del
biglietto.
Intero: 2,50 Euro
Ridotto: 2,00 Euro
Ufficio stampa
Spaini&Partners
349 8765866
3400510214
more
Time
Giugno 18 (Saturday) - Ottobre 30 (Sunday)
Location
Login required to see the information Login
Event Details
Ponendosi all’avanguardia per le proposte espositive a livello nazionale, il Museo Archeologico Regionale di Aosta presenta al pubblico per la prima volta in Italia una mostra d’eccezione,
Event Details
Ponendosi all’avanguardia per le proposte
espositive a livello nazionale, il Museo
Archeologico Regionale di Aosta presenta al pubblico per la prima volta in
Italia una mostra d’eccezione, frutto della collaborazione scientifica con uno
dei più importanti musei d’arte elvetica, il Kunst Museum di Winterthur.
Dal 25 giugno al 23 ottobre 2022 il Museo
Archeologico Regionale di Aosta accoglie un’esposizione che racconta una
stagione straordinaria ma ancora poco conosciuta dell’arte del Novecento,
quella dell’Espressionismo svizzero.
La mostra, promossa dall’Assessorato Beni
culturali della Regione autonoma Valle d’Aosta, è diretta dal curatore del
Kunst Museum Winterthur, David
Schmidhauser, in collaborazione
con Daria Jorioz, dirigente della
Struttura Attività espositive e promozione identità culturale della Valle
d’Aosta.
Grazie ai prestigiosi prestiti provenienti
dal Kunst Museum di Winterthur e da una serie di importanti nuclei collezionistici
museali e privati svizzeri, la rassegna riunisce per la prima volta capolavori
provenienti da tutta l’area geografica elvetica, includendo sia il Ticino sia
la zona della Svizzera francese, fino ad ora poco conosciuti dal grande
pubblico.
Nei primi anni del Novecento furono
numerosi gli artisti di provenienza elvetica che trovarono nell’estetica cruda
e nei colori forti e simbolici tipici dell’Espressionismo piena espressione di
sé e del tempo in cui vivevano. Il movimento si sviluppò gradualmente – dagli
inizi alla prima metà del Novecento – in diverse aree geografiche del paese,
tanto da definire approcci espressivi e tendenze stilistiche molto diverse tra
loro che portarono alla definizione di numerosi gruppi di artisti, per cui si
può parlare di ‘plurilinguismo elvetico’.
Se da un lato l’influenza del vicino
Fauvismo francese si manifestava nei lavori dell’artista solettese Cuno Amiet, precursore
dell’Espressionismo svizzero, e a Ginevra nelle intense gamme cromatiche del gruppo Le Falot interessato
all’estetica del colore, dall’altro l’esperienza tedesca del Die Brücke ebbe
riscontro nel gruppo lucernese Der
Moderne Bund e in quello basilese dei
Rot-Blau, più interessati al valore simbolico del colore.
Ad Ascona, inoltre, si formò il gruppo dell’Orsa Maggiore, rivolto alla
rappresentazione dell’idilliaco paesaggio ticinese. Tuttavia, furono numerosi
anche quegli artisti che perseguirono una ricerca individuale senza aderire ad
alcun gruppo e affrontando i temi più vari: dalla politica alle questioni
sociali, dalla sofferenza della guerra alla rappresentazione paesaggistica.
Non mancano straordinarie figure femminili
come quella di Alice Bailly, che
verranno valorizzate nel percorso espositivo mostrando ancora una volta un
aspetto poco esplorato delle avanguardie europee del Novecento.
Il pubblico avrà l’opportunità di ammirare
capolavori quali Il grande carosello di
Louis Moilliet, Paesaggio a
Mendrisiotto di Hermann Scherer, e opere
dall’inconfondibile tratto crudo tipico della stagione espressionista come Interno con tre donne di Albert Muller o La lettrice di Hans Berger e il
celebre Primavera Grigia di Alice Bailly.
Una grande mostra che ha l’ambizione di
riunire la straordinaria varietà di tendenze stilistiche e forme espressive
legate all’Espressionismo svizzero del primo Novecento. Un’occasione unica per
poter esporre, per la prima volta in Italia, capolavori di una delle
avanguardie più significative del XX secolo mai usciti prima d’ora dal
territorio elvetico.
La mostra, prodotta da Expona di Bolzano,
è accompagnata da un catalogo bilingue
italiano/francese edito da Silvana Editoriale che, oltre
ai saggi dei curatori, comprende le immagini di tutte le opere in mostra.
Biglietti: Intero 6 euro, ridotto 4 euro. Ingresso gratuito per i minori di 25
anni.
Mostra inserita
nel circuito di Abbonamento Musei.
Orario di
apertura: tutti i giorni, dalle 9 alle 19.
Inaugurazione:
venerdì 24 giugno 2022, ore 18.
La mostra sarà aperta
al pubblico dal 25 giugno al 23 ottobre 2022.
Per
informazioni:
Regione
autonoma Valle d’Aosta
Assessorato
Beni culturali. Turismo, Sport e Commercio
Soprintendenza
per i beni e le attività culturali
Struttura
Attività espositive e promozione identità culturale
Tel.
0165.275937
u-mostre@regione.vda.it
Museo
Archeologico Regionale
Piazza
Roncas 12
11100
– AOSTA
Tel.
0165.275902
www.regione.vda.it
more
Time
Giugno 25 (Saturday) 0:00 - Ottobre 23 (Sunday) 0:00
Location
Login required to see the information Login
Event Details
Pandemia e crisi economica hanno messo in ginocchio il mondo dell’arte. La conferma arriva da Re/shaping policies for creativity. Addressing culture
Event Details
Pandemia e crisi economica hanno messo in ginocchio il mondo dell’arte. La conferma arriva da Re/shaping policies for creativity. Addressing culture as a glob public good, il report dell’Unesco (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione) che analizza le criticità del settore, tra minori ricavi, perdita di posti di lavoro e riduzione delle opportunità per le nuove generazioni. “È in corso – si afferma nel rapporto – una tendenza al ribasso negli investimenti pubblici per la cultura”, che ha portato a una riduzione delle entrate pari a circa il 10 per cento per gli operatori del settore artistico e creativo.
Un trend evidenziato anche dalla cancellazione, negli ultimi anni, di circa un evento culturale su tre tra quelli programmati a livello mondiale. D’altra parte, stando al rapporto Slc Cgil in collaborazione con la Fondazione Di Vittorio, in Italia un artista su due guadagna meno di 5mila euro all’anno.
In questo scenario, risulta ancora più difficile per gli aspiranti pittori e fotografi riuscire ad emergere e trasformare una passione in un vero e proprio mestiere. È a loro che si rivolge il progetto Contest 111, nato proprio per valorizzare talenti in erba che desiderano trovare una vetrina internazionale per le loro opere e ottenere una remunerazione concreta e tangibile dal loro sforzo artistico e creativo. Dietro il progetto c’è l’intuizione di un gruppo di appassionati di arte milanesi e svizzeri, che ha deciso di scendere in campo, offrendo agli artisti duramente colpiti dall’emergenza Covid un’occasione di riscatto: una vera e propria opera di mecenatismo 2.0 che si articolerà fino al prossimo autunno attraverso tre nazioni: Italia, Regno Unito e Stati Uniti d’America. C’è tempo fino al 19 ottobre prossimo per prendere parte all’iniziativa, presentando una candidatura e caricando on-line, attraverso la piattaforma dedicata Contest 111, immagini e video delle opere.
Contest 111 è aperto a pittori e fotografi, dilettanti e professionisti, provenienti da tutto il mondo. Non ci sono limiti di età (dai 18 anni in su). Ricco il montepremi a disposizione dei partecipanti.
Il premio principale di oltre 100mila euro (111.000 dollari) viene assegnato al vincitore assoluto delle due categorie. Sono previsti anche due premi di 5.000$ assegnati ai vincitori della singola categoria, pittura e fotografia.
Le somme che compongono il montepremi verranno depositate presso la Banca di Stato del
Canton Ticino, che fungerà da garante dell’intero iter.
A risultare vincitrici saranno le opere che al termine del Contest avranno raccolto il valore maggiore dal pubblico online. Gli utenti possono assegnare ad ogni opera un solo voto di un valore a loro scelta, da 1 a 5 dollari. A differenza dei concorsi tradizionali – dove la giuria è generalmente composto da nomi blasonati del mondo dell’arte – in questo caso la giuria sarà costituita direttamente dal pubblico appassionato di arte, garantendo quindi un’immediata corrispondenza anche rispetto al posizionamento dell’opera sul mercato internazionale. Vincitori a parte, anche gli altri partecipanti avranno la possibilità di ottenere un ritorno economico dall’esposizione delle loro opere: l’artista guadagnerà infatti il 50 per cento degli importi pagati dai loro fan.
L’obiettivo è proprio quello di permettere a pittori e fotografi di mettere a frutto quello che è il loro talento, monetizzando la loro creatività e trasformandola di fatto in un veicolo di sostentamento economico: il tutto grazie ad una piattaforma digitale di ultima generazione che consentirà all’artista di avere la sua vetrina internazionale dove gli appassionati di arte potranno commentare e acquistare le opere. Per i partecipanti al concorso la piattaforma sarà un altro dei benefit riservato a loro a vita.
Ai primi 200 concorrenti in graduatoria sarà inoltre offerta un’occasione unica: quella di esporre le loro opere all’interno della prestigiosa Five Gallery di Lugano, storico spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea. Tutti gli iscritti potranno inoltre prendere parte a webinar tenuti da personalità di altissimo profilo del mondo dell’arte come Andrea Del Guercio, ex direttore delle Scuole di Pittura, Coordinatore dell’Istituto di Teoria e di Storia dell’Arte e Consigliere di Amministrazione dell’Accademia di Belle Arti di Brera, il quale ha ricoperto numerosi ruoli di Direttore Artistico nel circuito Museale ed espositivo internazionale d’arte moderna e contemporanea; Commissario per la Biennale Internazionale d’Arte di Venezia nel 1988 e per gli eventi collaterali del 2005.
Inoltre è in fase di preparazione un corso dedicato alle strategie per trasformare “l’arte da passione in lavoro”, aperto a tutti gli iscritti, che vedrà la partecipazione di business coach specializzati nel campo dell’arte.
more
Time
Luglio 1 (Friday) 0:00 - Ottobre 31 (Monday) 0:00
Event Details
Tommaso Bet e un omaggio a Marco Lodola I MITI DEL CONTEMPORANEO a cura di Giovanni Granzotto e Anselmo Villata testi in catalogo di Giovanni Granzotto, Anselmo Villata e
Event Details
Tommaso
Bet e un omaggio a Marco Lodola
I MITI DEL
CONTEMPORANEO
a
cura di Giovanni Granzotto e Anselmo Villata
testi
in catalogo di Giovanni Granzotto, Anselmo Villata e Fabrizio Guerrini.
9 luglio – 4 settembre 2022
Castello del Monferrato, Casale Monferrato (AL)
Dal 9 luglio al 4 settembre 2022
il Castello di Casale Monferrato (Alessandria) ospita la mostra Tommaso Bet e un omaggio a Marco Lodola I
MITI DEL CONTEMPORANEO, a cura di Giovanni Granzotto e Anselmo Villata, in
cui una trentina di opere del maestro friulano Tommaso Bet dialogano con una
selezione di lavori di Marco Lodola, artista di fama internazionale, tra i
fondatori del Nuovo Futurismo.
L’esposizione nasce dall’idea di
presentare un artista come Bet, ormai consacrato da un riconoscimento critico e
da un’attività espositiva di grande prestigio, che ha affidato tutta la sua
ricerca allo studio di come la realtà, umana e naturale, possa inserirsi in due
percorsi completamente diversi ma non opposti: la cronaca e la storia. Nei
lavori di Bet, il quotidiano può diventare un’occasione per il Mito, nello
stesso modo in cui la Storia può naufragare nella banalità del contingente.
A una corposa rassegna di opere
di questo straordinario inventore, si accompagna una preziosa selezione di “Luminose”
di Marco Lodola che affrontano, con la consueta ironia e la splendida capacità
visionaria del Maestro, un tema parallelo: i miti – più o meno falsi – della
contemporaneità.
Tommaso Bet e un omaggio a Marco Lodola I MITI DEL CONTEMPORANEO è
la prima di una serie di mostre che animeranno gli spazi del Castello del
Monferrato fino a fine 2022: le prossime esposizioni in programma sono Mara Fabbro Alberto Pasqual. I custodi della
materia (1 ottobre – 6 novembre) e Domenico
D’Oora e Sandi Renko. Incontrarsi
nella luce e nel colore (12 novembre – 18 dicembre).
Informazioni
Castello del Monferrato
P.zza Castello, Casale Monferrato
(Al)
Tel. 0142 444329
Ingresso: gratuito
Orari apertura
Sabato e domenica dalle ore 10,00 alle ore
13,00 e dalle ore 15,00 alle ore 19,00
Ufficio stampa
Spaini&Partners
050 35639
349
8765866
more
Time
Luglio 9 (Saturday) 10:00 - Settembre 4 (Sunday) 19:00
Location
Login required to see the information Login
Time
Luglio 14 (Thursday) 16:00 - Settembre 10 (Saturday) 19:00
Location
Login required to see the information Login
Event Details
THE DREAM a cura di Alexandra MAS, Diana HOHENTHAL e Peter HOPKINS progetto Artivism -Shim Eco Network
Event Details
THE DREAM
a cura di Alexandra MAS, Diana HOHENTHAL e Peter HOPKINS
progetto Artivism -Shim Eco Network
Dal 14.07 al 10.09.2022 allo Spazio San Vidal- Scoletta di San Zaccaria, Campo S.Zaccaria
Castello, Venezia
“Quelli che sognano ad occhi aperti, sono a conoscenza di molte cose che sfuggono a chi sogna addormentato.”
EDGAR ALLAN POE
La mostra-evento THE DREAM, affronta la tematica ambientale ed esplora il ruolo dell’arte come esortazione alla presa di responsabilità verso l’emergenza climatica.
E’ un progetto artistico che rientra nelle attività dei movimenti ARTIVISM e SHIM ECO e rappresenta la seconda fase di un percorso nato a giugno presso la Fortezza Orsini di Sorano in Toscana, nell’ambito del Saturnia Film Festival grazie alla collaborazione con la Mas Tassini Studio di Parigi, che ne ha curato la sezione Art Short.
ARTIVISM, attivismo artistico, si è sviluppato come un movimento aperto al dialogo che abbraccia diverse discipline, basato sul credo che l’arte possa fare la differenza, ispirare senso critico e coltivare la consapevolezza per un cambiamento sociale.
L’artista francese Alexandra Mas, qui in veste anche di curatrice e vero motore propulsivo del progetto, da tempo sostiene attivamente il movimento e quando nel 2019 ad Art Miami presentò la sua performance NO sull’inquinamento da plastica degli oceani ebbe l’occasione di incontrare Peter Hopkins del network artistico SHIM Art. Il dialogo fu immediato, e uniti dal medesimo sentire e dalla stessa volontà di operare, diedero vita a SHIM ECO, una piattaforma open source con una struttura non gerarchica che collega artisti, creativi di diverse discipline, scienziati, filosofi, a livello mondiale, per condividere informazioni e opere incentrate sui cambiamenti climatici, l’ambiente e la giustizia sociale al fine di sensibilizzare e ispirare un cambiamento. Il primo evento di Shim Eco svoltosi a New York, ha raccolto un centinaio di artisti con cinque curatori ed è stato pubblicato nel 2021 su Artsy, la più grande piattaforma d’arte di e-commerce al mondo.
Lasciamo la parola a una delle curatrici, Diana Hohental della galleria Hohental und Bergen di Berlino “Sostenibilità, crisi climatica…sono termini ora molto diffusi, ma non descrivono nulla che non sapessimo già, e in gran parte trascuriamo. Solo l’arrivo di disastri sconvolgenti come la pandemia o la guerra in Europa riesce a metterci in allarme e ci mostra quanto siamo impreparati… Ma ora, grazie in parte all’entusiasmo ribelle dei giovani e degli artisti a mettere in imbarazzo l’ordine costituito, anche i politici mondiali, con alcuni notevoli eccezioni, valutano le minacce ambientali con lo stesso grado di serietà dei grandi temi sociali come la fame, la povertà, l’immigrazione.
Sicuramente la crisi climatica è un problema grave e complesso e le soluzioni risultano scomode per noi tutti, i messaggi politici vengono considerati noiosi e poi trascurati, per un vero risveglio delle coscienze serve altro e il mondo creativo con la sua capacità comunicativa dirompente può arrivare forte al pubblico e facendo riflettere, stimolare provvedimenti individuali per contribuire a un mondo più pulito.
Da queste riflessioni nasce il progetto THE DREAM, dove l’esperienza incontra la gioventù e dove con modalità espressive differenti tutti condividono i seguenti principi:
la passione per l’arte e la ricerca dell’eccellenza, la consapevolezza della propria responsabilità verso il pianeta, la sfida per il risveglio delle coscienze, l’apertura al dialogo e la disponibilità ad apprendere cose nuove in ogni situazione.
La mostra, come fa intendere il titolo, vuole sì diffondere il messaggio di denuncia attraverso le arti visive ma non mediante lo shock, bensì attraverso un viaggio onirico, un sogno ad occhi aperti, per svegliare dal sonno dell’indifferenza e che possa suscitare riflessioni e reazioni concrete.
Nello spirito del network SHIM ECO i curatori operano scelte di artisti nell’ottica della bellezza e del messaggio e in collaborazione con il Festival di Saturnia danno spazio anche a opere video e film d’autore, con una visione curatoriale attenta alle differenze di pratica espressiva, età, genere ed etnia.
L’esposizione accoglierà la ventitreenne ucraina Alona FEDORENKO, accanto al fotografo di fama mondiale Winnie DENKER. Verranno presentati lavori di Sébastien LAYRAL che riflettono sulla giustizia sociale, i video d’arte inclusivi di Philippe FORTE-RYTER con il MEZamorphose ORchestr-ALL; l’approccio scientifico di Roz DELACOUR; la pura poesia ecologica di Nana DIX e Boris POLLET; le monumentali opere accusatorie di Sarah OLSON o Bernard GARO; un pizzico di umorismo di Stéfanie RENOMA o Victoria TASCH.
Nicolas HAMM e Grigori DOR e alcuni artisti che fanno parte di collezioni museali come Haralampi G. OROSCHAKOFF hanno abbracciato questo progetto con entusiasmo e lo hanno sostenuto con la loro partecipazione.
Tra i giovani artisti partecipanti sono presenti alcuni studenti come Anastasia Grigoryeva di IFA, l’International Fashion Academy di Parigi, università internazionale con una grande sensibilità ambientale, che nei suoi tre campus a Parigi, Shanghai ed Istanbul promuove una visione etica della moda, che sia sostenibile e aperta a tutti, incoraggiando e supportando progetti mirati ad aumentare la consapevolezza su queste tematiche.
Venezia, con le peculiarità che la contraddistinguono e la rendono così fragile davanti all’incognita degli sviluppi climatici, è luogo che per sua stessa essenza diventa un amplificatore delle domande che inevitabilmente ci si pongono in merito a questi temi e Spazio SV come sempre accoglie con piacere gli autori che ci possono aiutare ad osservare e riflettere sulle problematiche che tutti siamo tenuti ad affrontare.
Gli Artisti partecipanti provengono dalle seguenti Nazioni:
Argentina – Australia – Austria – Canada – Danimarca- Repubblica Dominicana – Finlandia – Francia – Germania – Gran Bretagna -Italia – Israele – Olanda- Polonia – Romania – Russia – Spagna – Stati Uniti – Svezia – Svizzera – Ucraina.
Elenco degli Artisti principali (selezione)
Roz DELACOUR -Francia, Winnie DENKER – Danimarca, Nana DIX – Germania, Grigori DOR – Russia
Bernard Garo – Svizzera, Peter Hopkins – Usa, Iris Hoppe – Germania, Anton LAIKO – Germania,
Sebastien LAYRAL – Francia, Ola LEWIN – terrestre, Maria MARSHALL UK/Svizzera,
Alexandra MAS Romania/Francia, Trevor Lloyd MORGAN – Australia, Sarah OLSON – USA,
Haralampi G. OROSCHAKOFF – Austria, Dodi REIFENBERG – Germany, Stéfanie RENOMA – France,
Catrin ROTHE – Germany, Wolf SON – Russia.
more
Time
Luglio 14 (Thursday) 18:00 - Settembre 10 (Saturday) 19:00
Location
Login required to see the information Login
Event Details
Sandro Bongiani Arte Contemporanea RAY JOHNSON / RELAZIONI MARGINALI SOSTENIBILI TWO TODAY I MAILED A BANANA TO RAY JOHNSON FOR 59. BIENNNIAL INTERNATIONAL OF VENICE
Event Details
Sandro
Bongiani Arte Contemporanea
RAY JOHNSON / RELAZIONI MARGINALI
SOSTENIBILI TWO
TODAY I MAILED A BANANA TO RAY
JOHNSON FOR 59. BIENNNIAL INTERNATIONAL OF VENICE 2022.
Una Mostra Collettiva
Internazionale condivisa in due gallerie a cura di Sandro Bongiani con la
partecipazione di 100 artisti e 174 opere per il 60° anniversario della nascita della Mail Art di Ray Johnson
1962 – 2022.
La Collezione
Bongiani Art Museum di Salerno è lieta
di inaugurare presso la galleria Sandro Bongiani Vrspace e nello Spazio
Ophen Virtual Art Gallery la mostra
collettiva internazionale dal titolo: “Relazioni Marginali sostenibili Two / TODAY I MAILED A BANANA TO
RAY JOHNSON FOR 59. BIENNNIAL INTERNATIONAL OF VENICE 2022”. Un
progetto e una mostra indipendente condivisa in due gallerie, a cura
di Sandro Bongiani, con la partecipazione
di 100 artisti e 174 opere, per il 60° anniversario della nascita
della Mail Art di Ray Johnson (1962-2022) e in contemporanea con l’evento della
59th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2022.
A distanza di 60 anni dalla nascita
della Mail Art (1962) e dopo la mostra personale di Ray
Johnson (1927-1995) dal titolo: “Ray Johnson, Relazioni marginali sostenibili
/ One” con opere originali e inedite facenti parte della Collezione
dell’Archivio Coco Gordon di Colorado (USA) e la mostra collettiva internazionale dal titolo: “Ray
Johnson Project, Relazioni marginali sostenibili” con 72 opere dell’Archivio
Amazon di Milano, un progetto “add to
& return” realizzato da Ruggero Maggi nel 1987, viene organizzato da Sandro Bongiani un altro
evento dedicato all’artista americano Ray Johnson. Il progetto prende spunto da
un disegno di Ray Johnson eseguito nel 1984 dal titolo: “Today I mailed a banana to
Bill de Kooning” in cui Ray Johnson invia a Willem
de Kooning una banana pop-concettuale. Da questa precisa opera nasce l’evento internazionale con l’invito a 100 artisti internazionali
contemporanei a trattare il tema del frutto esotico della banana in chiave
poetica.
Nel
1945 Ray Johnson lasciò Detroit per frequentare il Black Mountain College
in North Carolina e durante i tre anni successivi entrò in contatto
con importanti artisti come Josef
Albers, Jacob Lawrence, John Cage e Willem de Kooning. È proprio nel
1984, facendo quest’opera, Ray Johnson cambia la data da 1984 a 1948
(l’anno di frequentazione) inviando questa banana a Willem de Kooning. Il progetto internazionale dedicato a Ray
Johnson ideato in occasione e in contemporanea con la 59. Biennale
Internazionale di Venezia 2022 vuole indagare l’invenzione delle proposte
creative degli artisti marginali, piuttosto che il sarcasmo e
le forzature mirabolanti delle idee portate alla ribalta dal
sistema ufficiale dell’arte, E’ una chiara risposta alle proposte generiche e pseudo culturali di tanti autori contemporanei di oggi e anche un
suggerimento a ricercare
l’invenzione creativa piuttosto che le trovate nichiliste e teatrali
richieste dai collezionisti e dal sistema autoritario del mercato ufficiale
dell’arte che annoiato si diverte ora a finanziare proposte che sono divenute
il gioco sociale ed economico prediletto dalla classe finanziaria
dominante.
Sandro
Bongiani -scrive- “la Mail
Art è una sorta di strana ragnatela di
comunicazioni creata da altrettanti
corrispondenti capace di superare le infinite distanze
geografiche del pianeta coinvolgendo concretamente tutte
le Nazioni del mondo in un impressionante e gigantesco puzzle
mobile, sempre variabile e perennemente in movimento”. L’arte
postale con il suo tentacolare network di contatti
abbraccia ormai il mondo intero; ogni tessera è una micro-unità di
una più vasta e imprevedibile macro-unità che rappresenta un universo
diversificato di nuove energie poetiche, una sorta
di grande “incontro” collettivo, in cui “i giochi di parole non sono
solo un gioco”, come giustamente affermava tanti anni fa Alfred
Jarry, ma un’altra diversa possibilità di liberarsi dalle
costrizioni e dagli impedimenti e dedicarsi compiutamente
all’invenzione e alla pura creatività. La ricerca artistica, per
tanti artisti è anche libertà e soprattutto fratellanza.
e amore.
Breve
Biografia di Ray Johnson (1927-1995)
Nato il 16 ottobre 1927 a Detroit, nel
Michigan, i suoi primi anni di vita comprendevano lezioni sporadiche al Detroit
Art Institute e un’estate alla Ox-Bow School di Saugatuck, nel
Michigan. Nel 1945, Johnson lasciò Detroit per frequentare il progressivo
Black Mountain College in North Carolina. Durante i suoi tre anni nel
programma, ha studiato con un certo numero di artisti, tra cui Josef Albers,
Jacob Lawrence, John Cage e Willem de Kooning. Trasferitosi a New York nel
1949, Johnson stringe amicizia tra Robert Rauschenberg e Jasper Johns,
sviluppando una forma idiosincratica di Pop Art. Nei decenni successivi,
Johnson divenne sempre più impegnato in performance e filosofia Zen, fondendo
insieme la pratica artistica con la vita. Il 13 gennaio 1995
Johnson si suicidò, gettandosi da un ponte a Sag Harbor, New York, poi nuotando
in mare e annegando. Nel 2002, un documentario sulla vita dell’artista
chiamato How to Draw a Bunny, ci fa capire il suo lavoro di ricerca. Oggi,
le sue opere si trovano nelle collezioni della National Gallery of Art di
Washington, D.C., del Museum of Modern Art di New York, del Walker Art Center
di Minneapolis e del Los Angeles County Museum of Art.
100
artisti e una banana per Ray Johnson
Adriana Kobor, Brescia –
Italia I Aidan Mirowsky, New York – Usa I Alberto Vitacchio, Torino – Italia, I
Alessandra Finzi, Trieste – Italia I Alexander Limarev – Russia I Alfonso
Caccavale, Afragola – Italia I Anadolu Universitesi, Tepebasi – Turchia I
Andrea Bonanno, Sacile – Italia I Anna Banana, Roberts Creek – Canada I Anna
Boschi, Castel S. Pietro T. – Italia I Antonia Mayol Castellò, Torrevieja –
Spagna I Antonio De Marchi, Gera Lario – Italia I Antonio Sassu, Torreglia –
Italia I Art Schiwago, Ecaterina – Romania I Artista anonimo – Portogallo I
Bruno Cassaglia, Quiliano – Italia I Calogero Barba, San Cataldo – Italia I
Carla Bertola, Torino – Italia I Carlo Iacomucci, Monsano – Italia I Carlo
Pietrasanta, Milano – Italia I Carmela Corsitto, Canicattì – Italia I Cary A.
Bibb, Arizona – Usa I Claudio Romeo, Villa
Raverio – Italia I Clemente Padin, Montevideo – Uruguay I Coco Gordon, Colorado – USA I
Connie Jean, Cocoa Beach – USA I Cristiano Pallara, Palagiano – Italia I
Daniele Virgilio, La Spezia – Italia I Domenico Ferrara Foria, Foria – Italia I
Domingo Sanz Montero, Cercedilla – Spagna I E. F. Higgins, New York – USA I
Emilio Morandi, Ponte Nossa – Italia I Ernesto Terlizzi, Angri – Italia I
Fenando De Filippi, Milano – Italia I Fernanda Fedi, Milano – Italia I Franco
Panella, Monreale – Italia I Franko Busic, Split – Croazia I Gabi Minedi, Roma
– Italia I Gian Paolo Roffi, Bologna –
Italia I Gianni Romeo, Torino – Italia I Gino Gini, Milano – Italia I Giovanni
Bonanno, Salerno – Italia I Giovanni e Renata Strada, Ravenna – Italia I
Giovanni Leto, Bagheria – Italia I Giulia Napoleone, Carbognano – Italia I
Guido Capuano, Ispica – Italia I Guy Bleus, Wellen – Belgio I Hans Braumuller,
Amburgo – Germania e Ruggero Maggi,
Milano – Italia I Jas W Felter, Vancouver – Canada I Jeff Bagato, Socrates Universal City – USA I Joel
Cohen, Brocklyn – USA I John Held Jr. San Francisco – USA I John M. Bennett,
Columbus – USA I Josè Rufino, Joao Pessoa – Brasile I Katerina Nikoltsou,
Thessaloniki – Grecia I Lars Schumacher, Burgdorf – Germania I Laura Marmai,
Salerno – Italia I Lola González, Manchester – Regno Unito I Luc Fierens,
Weerde – Belgio I Luisa Bergamini,
Bologna – Italia I Manuel Xio Blanco, Mas Galicia – Spagna I Marcello
Diotallevi, Fano – Italia I Maribel Martinez, Ensenada – Argentina I Marina
Salmaso, Kobenhavn – Danimarca I Martin Dosek, Pardubice – Repubblica Ceca I
Mauro Magni, Trevignano Romano – Italia
I Mauro Molinari, Velletri – Italia I Maya Lopez Muro, San Giovanni Valdarno –
Italia I MIchelangelo Mayo, San Jose – USA I Mick Boyle, Conneaut Lake – USA
I Miguel Jimenez, Sevilla – Spagna I
Natale Cuciniello, Torre Del Greco – Italia I Noriko Smimizu, Ashiya City – Giappone I Oronzo Liuzzi, Corato –
Italia I Pablo Echaurren, Roma – Italia I Paolo Gubinelli, Firenze – Italia I
Paolo Scirpa, Milano – Italia I Patrizio Maria, Roma – Italia I Pedro Bericat,
Zaragoza – Spagna I Pier Roberto Bassi, Castel Mella – Italia I Pietro Lista,
Fisciano – Italia I Ray Johnson, New York – USA I RCBz, Minnesota – USA I Reid
Wood, Oberlin – USA I Roberta Bartel, Ohio – USA I Roberto Della Penna,
Sant’Elia FR – Italia I Rolando Zucchini, Foligno – Italia I Rosa Cuccurullo,
Fisciano – Italia I Rosa Gravino, Granada De Gomez – Argentina I Rosalie
Gancie, Mariland – USA I Ruggero Maggi,
Milano – Italia I Ryosuke Cohen, Ashiya
City – Giappone I Sabine Remy – Dusseldorf – Germania I Seiei Jack,
Tokio – Giappone I Serse Luigetti, Perugia – Italia I Stella Maris Velasco, Buenos Aires – Argentina I Uwe
Hofig, Erfurt – Germania I Valentina Cozzi, Preganziol – Italia I Vittore
Baroni, Viareggio – Italia I Wolfgang Faller, Mullheim – Germania I Wolfgang
Günther, Kassel – Germania.
SANDRO
BONGIANI ARTE CONTEMPORANEA
RAY JOHNSON / RELAZIONI MARGINALI
SOSTENIBILI TWO
-Pavilion
Locust Valley I Spazio Sandro Bongiani Vrspace
https://www.sandrobongianivrspace.it/
-Pavilion Lautania Valley I Spazio Ophen Virtual Art
Museum
http://www.collezionebongianiartmuseum.it/
Da Sabato 23 luglio a Domenica 18 settembre 2022
Opening Sabato 23 luglio 2022 ore
18:00
ORARI: tutti i giorni
dalle 00.00 alle 24.00
TELEFONO PER INFORMAZIONI: 39 3937380225
E-MAIL INFO: bongianimuseum@gmail.com
more
Time
Luglio 23 (Saturday) 18:00 - Settembre 18 (Sunday) 23:00
Location
Login required to see the information Login
Event Details
L’Assessorato Beni culturali, Turismo, Sport e Commercio della Regione autonoma Valle d’Aosta comunica che venerdì 29 luglio 2022, alle ore 18, sarà inaugurata presso il Centro Saint-Bénin
Event Details
L’Assessorato Beni
culturali, Turismo, Sport e Commercio della Regione autonoma Valle d’Aosta
comunica che venerdì 29 luglio 2022, alle ore 18, sarà inaugurata
presso il Centro Saint-Bénin di Aosta la mostra Arshak Sarkissian. Angeli e Demoni.
L’esposizione,
a cura di Dominique Lora, è dedicata all’artista armeno Arshak Sarkissian,
figura emergente dell’arte contemporanea, e presenta una ricca selezione di dipinti,
disegni, incisioni e installazioni.
Arshak
Sarkissian (1981) vive e lavora tra Jerevan e Londra. Ha iniziato giovanissimo
la carriera artistica, unendo lo spirito del mondo classico con elementi
contemporanei e creando personaggi surreali, tra realtà e invenzione, ispirato
dai maestri della storia dell’arte e dalla tradizione popolare armena.
La
curatrice Dominique Lora così introduce la mostra di Aosta: “L’artista è un figlio emblematico della sua
epoca poiché ha conosciuto la fine dell’impero sovietico e la complessa
transizione che ne è risultata. Come un ricercatore polifonico che sconfina
oltre la dimensione progettuale del lavoro, sperimenta e alterna mezzi
espressivi quali pittura, disegno, grafica, scultura e installazione, giocando
con segni, simboli e materiali che, come idiomi babelici, si confondono, si
sovrappongono e si riorganizzano. La sua visione del mondo inizia e si compie
attraverso opere pregne di memoria, di colori, di forme antiche e moderne,
permeate di umorismo e dense di drammaticità collettiva”.
Le
composizioni di Sarkissian sono animate da bizzarre figure, saltimbanchi,
popolani, cantastorie, folli, pescatori, scimmie, strani animali antropomorfi o
ancora creature stravaganti e fenomeni da baraccone, accarezzati da una luce
fissa e assorta. L’artista ritrae soggetti inconsueti, il cui corpo si fa
spesso emblema, mezzo espressivo essenziale a cui è conferita una bellezza
straniante. Personaggi grotteschi in pose classicheggianti, con volti
dall’espressione composta, rivelano il dramma di un’umanità magnetica che
attrae. La sua iconografia è ispirata alla quotidianità e a un mondo familiare,
trattato con un distacco malinconico che conferisce ai suoi soggetti un’aura
magica, inafferrabile, irreale.
“La pittura di Arshak – scrive in catalogo
Daria Jorioz, dirigente delle Attività espositive – si è nutrita della lezione di inquieti maestri quali Jieronymus Bosch,
Francisco de Goya ed Ernst Ludwig Kirchner, ha guardato alla dimensione onirica
del Surrealismo e in particolare a Max Ernst, si è lasciata ispirare da tutta
la storia dell’arte, forse anche dalle disturbanti fotografie di Diane Arbus e
dalle stranianti visioni di Matthew Barney, per giungere a una sintesi
personale ed efficacissima, che ci consegna una visione del presente complessa
ma anche solidamente radicata nel passato, di cui vengono colte e rielaborate
suggestioni artistiche molto diverse tra loro, senza alcuna preclusione”.
In
mostra al Centro Saint-Bénin di Aosta sono presentati anche disegni e incisioni
ispirati al soggetto dei Freak Shows
e ai Caprichos di Francisco de Goya.
In questa serie di lavori Sarkissian si allontana dalle gioiose composizioni
che lo contraddistinguono per sperimentare una nuova qualità strutturale. Lo
spazio mentale dell’opera diventa una mappa immaginaria in cui l’artista
riorganizza e traccia i propri sogni, le proprie geografie, le proprie
architetture. La base del suo lavoro sono le fotografie di archivio degli artisti
di spettacolo, i cosiddetti Freaks,
resi famosi al grande pubblico dall’omonimo film di Tod Browning del 1932. Ispirandosi
alla documentazione ottocentesca in bianco e nero, Arshak esplora l’origine e
il carattere del corpo contemporaneo, richiamando rappresentazioni corporee e
forme dell’anatomia umana ormai quasi dimenticate.
La
mostra è arricchita infine dall’installazione Anime Immaginarie,
una scenografia teatrale composta da maschere e costumi misteriosi, inquietanti
ma anche magici e liberatori, che mettono in scena un incontro tra umanità e
natura, bellezza e bruttezza. L’installazione evoca una fantasia creativa che
ricorda da vicino maestri del passato come Arcimboldo, Gustave Moreau e, più di
recente, opere cinematografiche come Eyes Wide Shut di Stanley
Kubrick. Ogni personaggio esprime uno stato di ambiguità tra finzione e realtà,
tra amore e morte, muovendosi con eleganza nello spazio entrando in un dialogo
armonioso con l’architettura del Centro Saint-Bénin di Aosta.
L’Assessore
Jean-Pierre Guichardaz afferma: “Siamo
lieti di ospitare un giovane artista emergente quale Arshak Sarkissian, che ci
consente di dedicare uno spazio importante della nostra programmazione
culturale estiva 2022 all’arte contemporanea e di far conoscere un paese quale
l’Armenia, di cui quest’anno si festeggiano i trent’anni di relazioni diplomatiche
con l’Italia. L’arte e la cultura rappresentano da sempre uno stimolo
fondamentale per il dialogo, la crescita e la pace tra le nazioni”.
L’esposizione è
accompagnata da un catalogo
bilingue (italiano, francese) edito da Sagep, con testi di Dominique Lora e di
Daria Jorioz, acquistabile in mostra al prezzo di 20 euro.
La
mostra, prodotta da Glocal Project Consulting di Roma, ha ottenuto il
patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica d’Armenia in Italia.
Arshak Sarkissian
Vive
e lavora tra Jerevan e Londra. Si esprime prevalentemente con pittura, disegno
e scultura. Ha tenuto diverse mostre personali in gallerie e musei in tutto il
mondo. La sua prima mostra personale è stata presentata nel 1998 al National
Center of Aesthetics after Henry Igityan a Jerevan. Da allora, le sue opere
sono state esposte alla Albemarle Gallery di Londra, alla Gavriel Gallery di
Brema, alla Mildberry Gallery di Mosca, alla Vendôme Gallery di New York, alla
AC Gallery di Lubiana, alla Opus 39 Gallery di Nicosia, al Ljubljana Museum of
Modern Art, alla Tufenkian Gallery di LA e alla Charlie Smith Gallery di
Londra. Sempre a Londra ha ricevuto il prestigioso Anthology Prize. Recentemente Sarkissian ha presentato una serie di
progetti personali alla Quadriennale di Praga, alla Biennale Internazionale di
Gyumri e al Pharos Contemporary Center di Cipro. All’artista è stata commissionata
un’opera per il terminal passeggeri dell’aeroporto internazionale di Zvartnots
in Armenia. Nel 2005 è stato insignito del Presidential
Prize come miglior giovane artista armeno. Sue opere fanno parte della collezione
permanente di mecenati internazionali, tra cui la Francis Bloomberg Collection
di New York, la Collezione Saatchi di Londra e la Collezione Nicos Pattichis di
Nicosia․
Biglietti: Intero 6 euro, ridotto 4 euro. Ingresso gratuito per i minori di 25
anni.
Mostra inserita
nel circuito di Abbonamento Musei.
Orario di
apertura: martedì-domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18.
La mostra sarà aperta
al pubblico fino a domenica 6 novembre 2022.
Per informazioni:
Struttura Attività espositive e promozione identità
culturale
Tel. 0165. 275937
Centro Saint-Bénin
Via Festaz 27 – Aosta
Tel. 0165. 272687
more
Time
Luglio 30 (Saturday) 0:00 - Novembre 6 (Sunday) 0:00
Location
Login required to see the information Login
Event Details
Never been here / Jamais ètè ici “Never Been Here (mai stato qui)” è il titolo della terza mostra di Slow
Event Details
Never been here / Jamais ètè ici
“Never Been Here (mai stato qui)” è il titolo della terza mostra di Slow Moon.
Non sono mai stato qui è una frase che si presta a diverse letture, la prima intima e personale, Fabrizio Bellanca, di origine romane ma comasco d.o.c., non ha mai esposto al Castel Baradello; semplicemente perché il Castello … non è mai stato un luogo di esposizione di opere di arte contemporanea.
Da qui una seconda lettura; nonostante il Castello sia un simbolo della città, di fatto è considerato uno spazio esterno alla città stessa; la distanza fisica, seppur esigua – pochi minuti da Camerlata – diventano una distanza, nell’immaginario, molto più grande; isolandolo nel mezzo del Parco e de-stinandolo a un pubblico (quasi) elettivo.
Il programma di mostre, insieme alla rassegna Castello Live! rientrano in un progetto più ampio, quello di un atto di restituzione: riconsegnare il luogo-parco e il Castello alla città di Como, ma anche a un pubblico internazionale. Una iniziativa che Slow Lake Como e Slow Moon – insieme – hanno intenzione di attuare. Fare tornare questi luoghi a essere parte integrante della città, come un quartiere cittadino, aperto a tutti, laboratorio di sperimentazione e ricco di eventi: mostre, reading, concerti e pièce teatrali.
La stagione di Castello Live! prosegue il 05 agosto con il concerto Tinere Harpa, giorno del vernissage della mostra, per proseguire il 09 settembre con l’esibizione dei Monochrome the City. L’offerta si completa con le escursioni di Slow Lake Como e con la stagione estiva della Polveriera in Valbasca.
Arte, cultura e territorio i tre cardini del progetto Slow Lake Como e Slow Moon.
La mostra
Come nelle precedenti esibizioni, le installazioni sono realizzate secondo un percorso ragionato all’interno dei piani della Torre. L’esposizione diventa uno storytelling narrativo per lo spettatore.
Ogni livello esprime un concetto diverso, una moltiplicazione sia di forme che di contenuti.
Iniziamo dalle opere a specchio, che diventano doppie con il loro riflesso, ed esprimono il concetto che se l’opera è lo spirito dell’artista, il riflesso diventa, a sua volta, lo spirito dell’opera. Il manufatto umano è soggetto al capriccio della luce, mutevole, nel percorso naturale del giorno, filtra dalle finestre della torre illuminandole e creando effetti diversi e cangianti. Un’iterazione tra la meccanica umana e il ritmo ciclico degli elementi dell’ambiente circostante.
Questa commistione di uomo e natura la ritroviamo nella sezione urban nature; questa evidenzia la contrapposizione tra opera umana ed elemento ambientale primitivo e originale. Se fino a oggi questo era un momento di scontro, assoggettamento o distruzione – il messaggio che viene restituito dall’opera dell’artista è quello di (ri)creare un nuovo equilibrio; dove i due soggetti divengono equivalenti ed equipotenti. Uno ying e uno yang; due forze spirituali che coesistono solo se unite insieme.
Un messaggio di auspicio e un invito per ricercare un nuovo equilibrio tra uomo e natura.
Importantissimi sono gli oggetti – artefatti fisici o immaginari – opera dell’uomo e del suo ingegno e ricchi di wu: la Torre ha il wu, questo sua carica di saggezza e comprensione del tutto (come potremmo tradurre il termine originale cinese), acquistato attraverso i secoli.
È sempre stata simbolo di sorveglianza (non per nulla il castello è anche noto come il guardiano di pietra) e inseriti nelle diverse sezioni della mostra ci sono immagini di moderni guardiani: telecamere e droni che vigilano. Troviamo anche un’altra opera emblematica che cita la frase if you see something, say “something”, prepotentemente entrata nel nostro quotidiano, alla quale viene contrapposta in modo quasi scherzoso, ma non banale if you see nothing say “nothing”.
Un monito per smettere con la sovraesposizione cacofonica di pensieri/messaggi e, anche, un invito per un ritorno all’essenziale, alla natura, al rapporto tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda.
Il wu dicevamo: saggezza e comprensione. Tanto noi ne diamo, tanto noi ne acquistiamo.
Infologistiche:
Never been here / Jamais ètè ici di Fabrizio Bellanca
Curatrice della mostra Federica dell’Oca
Dal 05 agosto 2022 al 09 ottobre 2022
La mostra è organizzata da Slow Moon Arts & Events – Openartelier, con la co-progettazione di Slow Lake Como e dell’Ente Parco Regionale Spina Verde.
Evento sponsorizzato da Dremel Italia
Media partner CiaoComo
Inaugurazione 05 agosto 2022 dalle ore 17:00 (ingresso libero),
Orari Visita:
sabato e domenica ore 9.30-18 (visite guidate ogni ora)
Castello Baradello di Como (Via Castel Baradello 5)
Contatti e prenotazioni: 39 3920279675 | Info@slowlakecomo.com
Biglietti Castello: https://bit.ly/3u0eKAZ
Slow Moon
https://www.facebook.com/SlowMoonEvent
https://www.instagram.com/slowmoonarts/
Slow Lake Como
https://www.facebook.com/slowlakecomo
https://www.instagram.com/slowlakecomo/
https://www.slowlakecomo.com/
Ente Parco Regionale Spina Verde
https://www.facebook.com/spinaverde/
https://www.spinaverde.it/
Openartelier
https://www.openartelier.it/
Fabrizio Bellanca
https://www.facebook.com/fabriziobellanca.art
https://www.instagram.com/bellancafabrizio/
https://fabriziobellanca.com/
Fabrizio Bellanca
Fabrizio Bellanca è nato a Roma nel 1968. Trasferitosi a Como, ha frequentato il liceo artistico G. Terragni diplomandosi nel 1987. Successivamente ha conseguito il diploma di Grafico pubblicitario presso l’Istituto Superiore di Grafica Pubblicitaria del Castello Sforzesco di Milano nel 1991. Il primo approccio con l’arte avviene già nel 1989, dove si accosta alla tecnica dei graffiti metropolitani e del Writing, intervenendo sulla tela con colori forti e forme geometriche astratte. Bellanca ama spe-rimentare, utilizzare nuovi materiali, ed introduce nelle sue opere la resina applicata a gocce, che conferisce un effetto lucidissimo, bagnato, che esalta i colori.
Sul finire degli anni novanta l’artista si accosta all’action painting, che realizza ad olio su superfici materiche. Le sue opere spaziano dal figurativo all’astratto, in una continua ricerca di nuove tecni-che e forme espressive. Ma la vera rivoluzione avviene nel 2004, quando Bellanca “scopre” l’acciaio in lastre; agisce su questo materiale con il Dremel, un mini trapano che utilizza punte in pie-tra e diamantate, che creano un sorprendente effetto simile a quello del tratto di una matita.
I soggetti sono persone, luoghi, edifici, quasi sempre in grande formato. La sperimentazione ancora una volta non si ferma, si spinge fino alla musica; accompagnato dal gruppo Blue Silk, realizza performances artistico musicali in cui il suono del trapano che incide l’acciaio, accompagnato da arpa e chitarra elettrica, diventa una melodia. L’artista continua fino ad oggi ad operare sull’acciaio, e su un altro metallo, l’alluminio, sul quale opera con colori da stampa in sovrapposizione a colori per vetro e Letraset.
Fabrizio Bellanca vive e lavora a Como, dove è titolare dell’agenzia di grafica pubblicitaria “Fab”, che si occupa della realizzazione di immagine aziendale, editoria e siti web.
more
Time
Agosto 5 (Friday) 17:00 - Ottobre 9 (Sunday) 18:00
Location
Login required to see the information Login